Musicoterapia in Terapia Intensiva Neonatale:
Introduzione
La nascita prematura di un bambino si caratterizza come un’esperienza potenzialmente traumatica per l’intera famiglia. Oltre ai rischi biologici associati alla prematurità, il ricovero nella Terapia Intensiva Neonatale (TIN) rappresenta un’ulteriore fonte di stress per il bambino e per i genitori. Nella TIN il neonato è esposto a 7,5-17,3 procedimenti invasivi al giorno, che possono continuare per diversi mesi consecutivi durante l’intera degenza (Cruz et al., 2016). La ripetuta esposizione a stimoli sensoriali stressanti e a procedimenti invasivi dolorosi può influenzare i sistemi cardiovascolare e respiratorio (Morris et al., 2000; Wachman & Lahav, 2011), oltre che il neurosviluppo del bambino, il cui cervello si trova in un periodo di particolare neuroplasticità (Smith et al., 2011).
Il ricovero in TIN forza inoltre il bambino a una precoce separazione dalla madre e dal mondo sensoriale intrauterino, pregiudicando il suo sviluppo globale a lungo termine, la salute mentale materna e il vincolo tra loro (Flacking et al., 2012). Le esperienze stressanti e le stimolazioni dolorose vissute precocemente in TIN possono influenzare la produzione di ossitocina, generando effetti negativi nei comportamenti prosociali madre-bambino (Filippa et al., 2019). Considerando i rischi dell’iperstimolazione, da un lato, e della privazione sensoriale, dall’altro, a cui il bambino è esposto in TIN, l’ambiente sonoro è particolarmente rilevante, visto che l’udito si sviluppa precocemente in gravidanza. Tra le 22 e le 24 settimane di età gestazionale le strutture dell’orecchio sono già in grado di funzionare e alla 26ª settimana il feto risponde agli stimoli sonori con movimenti e modificazione della frequenza cardiaca (McMahon et
al., 2012).
Di tutti i suoni presenti nel mondo intrauterino, la voce materna è la più facilmente discriminabile e, infatti, i neonati a termine la riconoscono e la preferiscono a una voce sconosciuta (DeCasper & Fifer, 1980; Lee & Kisilevsky, 2014). In TIN la voce genitoriale rappresenta un ponte di fondamentale importanza con il mondo sensoriale intrauterino. In particolare, la voce della mamma, dal vivo, è “emotiva”, portatrice di un messaggio emozionale, e capace di regolare i cambiamenti di stato del bambino e le sue manifestazioni comportamentali (Filippa et al., 2018).
Negli ultimi decenni, sono stati fatti molti passi in avanti nella cura dei neonati prematuri, passando da un trattamento standardizzato a un trattamento basato sulla relazione e individualizzato che include la partecipazione attiva dei genitori, fino all’apertura dei reparti di TIN ai genitori 24 ore su 24 e all’uso di incubatrici capaci di riprodurre l’ambiente intrauterino e di facilitare il monitoraggio dei parametri fisiologici. Sempre piú reparti, inoltre, promuovono il contatto pelle-a-pelle per ristabilire il legame madre-bambino bruscamente interrotto dal parto pretermine e consentire la crescita psicofisica del bambino.
Il trattamento individualizzato, basato sulla relazione e family-centered (centrato sulla famiglia) è ormai riconosciuto internazionalmente come il più appropriato nel promuovere la salute e lo sviluppo del neonato prematuro a lungo termine, così come nel garantire il benessere dei genitori (Als & McAnulty, 2011; Franck & O’Brien, 2019). Tra i principi cardine della family-centered care, l’empowerment
consiste nel dare supporto psicologico ai genitori affinché possano scoprire i
propri punti di forza, sviluppare fiducia nelle proprie competenze e prendere
decisioni riguardanti la cura e il trattamento del bambino (AAP, 2003).
Rivista Italiana
on line "LA CARE" Volume 22, Numero 3, anno 2021
25