SULL’ALLATTAMENTO …
compete, all’interno della relazione triadica, madre-padre-figlio, e, al contrario, perché si dia molta più spazio nel parto, spesso in modo improprio, all’induzione, all’epidurale, al taglio cesareo, senza immaginare che questi interventi, hanno molto spesso un effetto fortemente stressante, se non addirittura traumatico nella madre e nel bambino, con l’ovvia conseguenza di minare la già fragile e difficile relazione presente fra loro.
Diventa quanto prima necessario intervenire a livello sociosanitario per favorire tutto ciò che può accrescere la funzionalità del sistema triadico madre, padre e bambino, anche attraverso un’opera educativa d’informazione e formazione, perché questo sistema rappresenta una garanzia importante per una sana evoluzione interiore ed esteriore della dinamica famigliare e un’opportunità unica per favorire un’intesa profonda tra madre e figlio, capace di attenuare le possibili interferenze esterne: sempre che la coppia non si porti dietro dei grossi problemi da risolvere.
Così il figlio dopo la nascita può essere posto nelle condizioni ideali per ricercare e trovare il seno della propria madre, centro e fonte della sua nuova vita, in grado anche, come tutto ciò che attiva piacere e gioia, di sanare le frustrazioni vissute in passato e ridare slancio sia al presente sia al futuro.
Dovremmo imparare e riflettere quando ci troviamo in presenza di un bambino che rifiuta sistematicamente il seno, in assenza di specifici impedimenti. In questo caso non dovremmo limitarci nel porci e nel porre alcuni importanti interrogativi, del tipo: al bambino è stata data la possibilità di costruire un legame intimo con la propria madre prima, durante e dopo il parto? La madre accetta se stessa? Accetta il partner? Accetta il proprio figlio? E se lo rifiuta. Quanto e in che termini lo rifiuta? Cosa gli impedisce di accettarlo senza riserve?
Questo per individuare e mettere in atto tutte le strategie possibili affinché la madre, dalla quale non si può prescindere, perché nel bene e nel male rappresenta il figlio, se persa, dentro il vortice di questa esperienza, possa ritrovare se stessa e recuperare il legame perduto, i cui effetti protratti nel tempo, come insegnava ieri la psicanalisi e confermano oggi le neuroscienze, potrebbero essere molto dannosi.
L’ormai vasto campo di ricerche in chiave pre- e post-natale (Winnicott, Trewarten, Stern, Freybergh, Verny e molti altri) ha indicato in forme diverse che è nella prima infanzia che si pongono le basi della persona, e dei rapporti che questa persona potrà in seguito avere con il mondo esterno. Sul piano applicativo, tuttavia, le istituzioni fanno ancora molta difficoltà a giovarsi delle acquisizioni che potevano derivare dalle ricerche.
Fortunatamente di questi argomenti si comincia a parlare e a capire di più e inoltre si possono avere molti mezzi e disponibilità per intervenire adeguatamente, da quelli più semplici e pratici di natura percettiva, come il contatto pelle a pelle, visivo e verbale, oltre a quelli a carattere psicologico e assistenziale, in modo da ridurre la solitudine e la sofferenza, ma anche per consentire ai genitori e al figlio di reincontrarsi per poi continuare a crescere insieme, anche attraverso l’allattamento, che rappresenta uno straordinario mezzo d’integrazione e di crescita personale messa a nostra disposizione gratuitamente dalla saggezza biologica della natura.
G. Soldera, A. Giustardi