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Alimentazione esclusiva di neonati prematuri con latte materno
e donazione alla Banca del Latte Umano Donato (BLUD).
A. Quitadamo
Le donatrici madri di ELBW (<1000 gr) hanno fornito alla BLUD 84960 ml pari al 33,69% della donazione totale (di cui il 35,6% corrisponde alla quota relativa alle donne con neonati <500 grammi), quelle dei VLBW 98290 ml pari al 38,98% (tab.3).
Per quanto riguarda la composizione del latte materno “pretermine” donato essa è risultata, in termini di valore medio, di 1,45 gr/dl, per le proteine, 3,9 gr/dl per i lipidi, 6,48 gr/dl per i carboidrati, 11,9 per il RS e 65,7 Kcal/dl per le calorie. Come già descritto ampiamente il dato più variabile è quello relativo ai lipidi che riconoscono un valore minimo di 1,2 ad uno massimo di 7,3 mentre i range degli altri macronutrienti sono per le proteine i valori di 0,7 e 1,6, per i carboidrati 3,2 e 7,2 e per le calorie 35 e 101. Per il confronto (tab.4) con i valori relativi al latte maturo facciamo riferimento ad un’analisi da noi condotta su ben 600 campioni di latte donato in un periodo di due anni e mezzo e che è meglio dettagliata di seguito.
La media delle proteine nel latte donato da singole donatrici è risultata di 1,19 gr/dl con un range che va da 0,5 a 1,97. Per i lipidi la media è risultata di 3,95 gr/dl con un range ampio compreso tra un valore massimo di 12,1 ed uno minimo di 0,6.
Per il contenuto in carboidrati la media totale è stata di 6,21 gr7dl compresa tra i valori massimo e minimo rispettivamente di 7,48 e 4,76. Per quanto riguarda il quoziente energetico del latte donato la media si è attestata su 64,4kcal (max 130, min29).
Il valore nutrizionale dei pool è in media di 1,28 gr/dl per le proteine, 2,95 gr/dl per i lipidi, 6,87 per i carboidrati e 58,6 Kcal per quello energetico.
Dopo la pastorizzazione è stata osservata una riduzione media del 25% del contenuto proteico, del 29% di quello lipidico ed una perdita del valore energetico in calorie del 13% mentre il lattosio non ha subito riduzioni significative.
Quattro delle donatrici sono di nazionalità diversa da quella italiana.
8 (26,9%) hanno un titolo di studio di scuola media inferiore, 12 (44,4%) di scuola media superiore e 7 (25,9%) di laurea o diploma di laurea.
7 (25,9%) madri hanno un’età compresa tra 20 e 30 anni, 9 (33,3%) fra 31 e 39 anni e 11 (40,7%) hanno più di 40 anni.

Analisi dei risultati e conclusioni

L’alimentazione del neonato prematuro è, a ragione, divenuta negli ultimi anni una priorità nell’assistenza a questa categoria di neonati al pari di altre modalità relative a patologie importanti come l’insufficienza respiratoria su cui molto è stata concentrata l’attenzione degli studiosi.
Questo perché è ormai dimostrato che una non corretta nutrizione nelle prime settimane di vita si traduce in conseguenze negative importanti sull’outcome a breve e a lungo termine, così come il latte materno o di donna viene indicato come di scelta dal mondo scientifico (20) (AAP, ESPGAN) e non solo (WHO/UNICEF).
Ciò è legato ai numerosi vantaggi dell’alimentazione con latte materno a partire dal ridotto rischio di NEC (23,34-37,40,46,47) di sepsi (41,42), di altre comorbidità (2) (ROP, BPD), una migliore tolleranza enterale con un più rapido raggiungimento del regime alimentare pieno (23), una protezione morbidità-specifica durante i differenti periodi di esposizione nella degenza in TIN nonché effetti positivi sullo sviluppo neurocognitivo e comportamentale (55-62), dell’acuità visiva a lungo termine e una riduzione del rischio di malattie metaboliche e degenerative durante l’adolescenza e l’età adulta (2,13).
Tutto ciò è riconducibile agli innumerevoli biocomponenti presenti nel latte materno, generalmente distinti in due grosse categorie funzionali che comprendono la prima quelli capaci di fungere da agenti di protezione dalle patologie, sia attraverso l’azione diretta sui microrganismi che attraverso la modulazione della funzione immunitaria e
A. Quitadamo
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