UTERO IN AFFITTO
L. Giliberti, A. Meneghello, F. Volpe, R. Maione, G. Straface, A. Giustardi, V. Zanardo
Nel 1986 è nato il primo bambino da una madre surrogata con la quale non aveva alcun legame biologico, dunque con impianto dell'embrione già fecondato nella gestante.
Riguardo alle leggi, a distanza di trent'anni l'Europa è ferma ad un groviglio di restrizioni, situazioni non regolamentate o permessi tout court.
Per Italia, Francia, Spagna, Finlandia e Germania si tratta di pratiche impossibili, perché vietate. In altri come Belgio, Paesi Bassi e Grecia sono tollerate e sono proibiti solo gli accordi che prevedono dei pagamenti con scopo di lucro, che vadano aldilà dei rimborsi.
Tra i Paesi che 'non proibiscono' ci sono anche il Regno Unito, diversi stati degli Usa, il Canada, il Giappone, l'Argentina, l'Australia, e l'Irlanda.
La parte del leone nel vero business la fanno però alcuni Paesi degli Usa, India, Thailandia e Uganda.
In ogni Stato ci sono diverse sfumature e interpretazione delle leggi, che vietano o permettono determinate pratiche.
L'Italia, con un articolo della legge 40 sulla procreazione assistita, proibisce e vieta categoricamente la pubblicità o la pratica della surrogazione. Ma a svuotare in parte la legge, è stato in particolare il caso di una sentenza nel 2015, che riconosceva come legittimi i genitori di un bambino ottenuto in Russia attraverso la pratica della surrogazione, pur non avendone alcun legame biologico.
Sul piano dell’interesse dei bambini la continuità tra la madre della gravidanza e la madre delle prime cure è una condizione facilitante. Questa facilitazione è importante ma non è una condizione necessaria. La discontinuità tra la madre della gravidanza e la madre delle prime cure è presente tutte le volte che la presenza fisica della madre naturale si interrompe drammaticamente e non solo nella gravidanza surrogata. La morte della madre durante il parto, l’uso dell’incubatrice, il ricorso a un surrogato del seno per l’allattamento (il seno di un altra donna o il biberon) implicano lo stesso problema.
La sostituzione parziale o totale della madre dopo il parto può essere necessaria anche in presenza di una sua continuità fisica, quando non è in grado di relazionarsi adeguatamente con il suo bambino e prenderne realmente cura.
Il padre, la tata, i nonni e altre figure dell’ambiente familiare suppliscono regolarmente alla madre, quando è in difficoltà, e in circostanze gravi hanno un ruolo decisivo. Raramente veniamo al mondo in condizioni ottimali, se mai questo accade, per cui pretenderle in partenza, in una specie di eu-psicogenesi, non ci porta lontano.
Tutto questo nulla toglie all’importanza della fantasie materne durante la gravidanza. Queste fantasie sono molto più significative della “relazione” tra la madre e il bambino durante la vita intrauterina: esiste un’infinita differenza di complessità e di intensità tra la loro relazione in un ambiente omeostatico e chiuso alla vita esterna e il comune respirare all’ “aria aperta”.
Seguendo questa prospettiva, dal punto di vista dei bambini sono più importanti le fantasie di attesa dei genitori “committenti”. La cosa più importante nelle fantasie con cui si anticipa la presenza del bambino aspettato è il grado della loro apertura alla sua alterità, alla sua differenza. L’attenzione nei confronti delle donne che prestano o “affittano” il loro utero, oscilla tra l’atteggiamento critico e la pietà.
La presenza di un bambino nel proprio utero non produce automaticamente un investimento materno in assenza.
Se l’investimento materno manca, allora la
questioni che restano sul tappeto sono: cosa significa ospitare un altro essere dentro di sé? cosa significa modificare il rapporto con il proprio corpo e il suo uso per nove mesi?
Se, invece, una rivendicazione di maternità prendesse corpo ci si potrebbe chiedere se questo avviene per motivi narcisistici (l’uso del bambino come estensione di sé) o per attivazione indiretta di un desiderio. La fantasia di donare ai genitori la genitorialità: offrire loro un altro figlio come riparazione per il fatto di averli delusi o, nella direzione opposta, dare loro una seconda opportunità, visto che sono stati deludenti. La volontà di dimostrare che si
è capaci di maternità.
La natura sembra aver previsto una sensazione esaltante che alcune donne descrivono simile all’innamoramento. “Sono stata percorsa da un’indescrivibile calore”, affermano spesso le madri. E poi il pensiero: il bambino può essere come vuole, apparire come vuole; io lo amo così come è! Ma può succedere anche che le madri abbiano bisogno di tempo per accettare incondizionatamente il proprio bambino.
Qualsiasi sia la mamma… il bambino sente il Suo amore…
Una donna, una mamma, può trarre dal proprio desiderio di avere il bambino tanto amore e tanta forza da offrire al suo bambino: le cure materne che lei stessa non ha mai ricevuto….
L. Giliberti, A. Meneghello, F. Volpe, R. Maione, G. Straface, A. Giustardi, V. Zanardo
Rivista Italiana online "La Care" Vol 7 No 1 anno 2017- pagina 6
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