UTERO IN AFFITTO
L. Giliberti, A. Meneghello, F. Volpe, R. Maione, G. Straface, A. Giustardi, V. Zanardo
Emerge però con costanza nella letteratura psicoanalitica, M.Klein, H,Kohut. D. Winnicott per citare gli autori più conosciuti e autorevoli, suffragata da deduzioni sui comportamenti dei lattanti e sui loro vissuti da adulti, la consapevolezza di un rilevante trauma infantile nel caso di separazione dalla madre biologica.
Il dialogo sensoriale ed emotivo fra madre e feto inizia e si struttura durante la gravidanza per cui quel bambino è figlio di quella madre indipendentemente dalla genetica. Esperimenti su animali mostrano che le madri e i cuccioli si riconoscono immediatamente dall’odore, dai suoni emessi e presumibilmente da elementi che ancora non conosciamo appieno.
Cambiare la figura di riferimento, che per convenzione si definisce figura materna, non è quindi irrilevante, ma estremamente pericoloso. O no? Questo non significa che tutti i bambini che perdono per varie ragioni, la madre già nei primi giorni o mesi di vita vadano incontro a patologie psichiatriche gravi ma piuttosto che corrono questo rischio.
Un problema che viene spesso misconosciuto, è relativo alle conseguenze sulla madre vera, biologica.
Anche per lei il rischio collegato alla cessione del bambino è molto elevato per patologie emotive.
La pratica della maternità surrogata da un punto di vista medico è ad alto rischio per cui si dovrebbe raccomandare, per mitigare le conseguenze, che almeno la madre che affitta l’utero mantenga un legame per anni col bambino tipo una zia. Queste difficoltà emotive legate al vissuto abbandonico, pur rilevanti, si determinano in momenti in cui lo sviluppo emotivo e cognitivo si è già strutturato e quindi sono di gran lunga meno gravi rispetto al traumatico e mortifero distacco precoce dalla madre.
Abbiamo visto che nei primi mesi di gestazione la madre biologica o non, agisce sul feto come unica possibile mediatrice tra lui e il mondo.
Il ruolo svolto dalla madre (qualsiasi) resta comunque determinante anche nei mesi successivi al quinto, nonostante la autonomia sensitiva e psichica progressivamente acquisita dal feto.
Ogni stato d’animo materno viene comunicato al feto: è allora certamente bene comunicare “pensieri positivi”, che inducano il bimbo in divenire a stati d’animo analogamente “positivi”.
Comunicare “positivamente”, per la madre qualsiasi significa anche essere capace di tenere corpo e mente rilassati. Anche la “armonia” biologica e la coerenza degli stati psicofisici di madre e bambino potranno andare a costituire una educazione a evitare conflitti personali.
Infine - e non certo ultimo per importanza- sarà bene che la madre costruisca e mantenga intorno a sé un “clima di attesa” sereno, al quale saranno impegnati anche coloro che le sono intorno; è opportuno che ella trasmetta a se stessa e al feto l’informazione che sta succedendo proprio una bella cosa!
Il bambino nasce impreparata e incosciente di chi sia sua madre?
Possiamo proporre un atteggiamento che non escluda pregiudizialmente l’aspettativa che ciò che
sta accadendo possa andare a finire bene: sarà il più bel regalo che gli si
potrà fare. Dal momento del parto si cominci con la maternità vera, da una mamma nuova
e non biologica.
L’esposizione ad avversità come lo stress o la deprivazione della mamma non biologica possono indurre cambiamenti persistenti di tipo neuroendocrino, comportamentale e metabolico.
Si tratta di effetti che possono essere ritenuti adattativi verso situazioni sfavorevoli.
Alcuni studi si sono concentrati sull’interazione madre non biologica - bambino, mettendo in evidenza che durante il periodo post-natale, la mancanza di cure affettive - materne possono avere conseguenze di lungo termine che riguardano la reattività allo stress del sistema ipotalamico-pituitario-adrenalinico
(HPA). Recentemente molte ricerche hanno messo in evidenza come anche la figura paterna sia di grande importanza per lo sviluppo equilibrato della prole: sia attraverso le cure dirette dopo la nascita che questo può fornire; sia influenzando la qualità delle interazioni fra madre non biologica e bambino.
Affittare una mamma ha diversi significati e modalità, dall'inseminazione artificiale dell'ovulo della madre surrogata, che in questo caso sarebbe anche madre biologica del bimbo, all'impianto nell'utero di un embrione realizzato in vitro.
L. Giliberti, A. Meneghello, F. Volpe, R. Maione, G. Straface, A. Giustardi, V. Zanardo
Rivista Italiana online "La Care" Vol 7 No 1 anno 2017- pagina 5
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