Alimentazione esclusiva di neonati prematuri con latte materno
e donazione alla Banca del Latte Umano Donato (BLUD).
A. Quitadamo
dell’attività antinfiammatoria, e la seconda che agisce stimolando e regolando
la maturazione dell’intestino, del sistema immunitario e di quello neuroendocrino. Alcuni componenti
possono agire attraverso uno o entrambi i meccanismi e ne esistono probabilmente altri non noti, con
risvolti importanti e talora sorprendenti, come la presenza di cellule staminali multipotenti, identificate per
la prima volta 7 anni fa e tuttora oggetto di studio.
I tanti vantaggi studiati e dimostrati legati all’impiego del latte materno risultano ancora più evidenti e
significativi se il latte è quello di madri di neonati prematuri, grazie alle caratteristiche nutrizionali, di
composizione e di disponibilità di altri componenti più vicine alle necessità di questa categoria di neonati, e
ciò è ancor più vero man mano che le età gestazionali diventano più basse.
Per aumentare il contenuto proteico, energetico e minerale del latte materno vengono utilizzati i
fortificanti con modalità di integrazione standard o personalizzata. Questo è un aspetto importante per
evitare il ritardo di crescita postnatale i cui effetti negativi sono rilevanti nel breve e lungo termine ed è
anche argomento di grande attualità, oggetto, tra gli altri, anche di un importante documento recente della
JPGN risultato dallo svolgimento dei una Consensus Development Conference proprio sull’alimentazione
con latte umano materno o di banca34 dei VLBW, dove sono stati indicati dei punti fermi di approccio su
dieci importanti aspetti (Nutritional requirements of VLBW infants, advantages of HM in premature infants,
growth, fortification of HM, bioengineering of HM, quality of fortifiers, role of Donor Human Milk Banks,
processing of HM, handling of HM in the NICU e promotion of Breastfeeding in the NICU) tra cui proprio il
ruolo del latte donato e la promozione dell’alimentazione materna nelle TIN.
Il numero delle Banche del Latte Donato in Italia è crescente e il nostro dispone, come unico paese in
Europa insieme alla Francia, di un documento ministeriale che regolamenta l’organizzazione e la gestione
delle Banche del Latte Umano attraverso linee di indirizzo nazionale (Gazzetta Ufficiale 8-2-2014).
Eppure i dati epidemiologici a disposizione attestano che l’allattamento materno o con latte donato non è
adeguatamente diffuso in Italia fra i VLBWI.
In più, esistono dati relativi alla donazione alla BLUD da parte delle madri dei
neonati prematuri? Ma quanta disponibilità si può avere di questo prezioso
alimento? Se qualche sparuto lavoro che ha come scopo quello di quantificare la
produzione di latte dalle madri dei neonati prematuri, ci dà una qualche
indicazione di massima sulla
produzione media che si aggira in media sui 500-600 ml al giorno intorno alla 3-4 settimana, non è possibile sapere, invece, se e quale percentuale di donne che hanno partorito prematuramente sono in grado di alimentare i propri figli e anche di donare parte del loro latte.
Da settembre 2010 in CSS è attiva una BLUD che ha raccolto circa 2000 litri di latte. Di questi 252, cioè il 12,5%, provengono da madri di neonati di EG< 35 settimane. E' proprio questa categoria di donatrici che è stata reclutata nello studio e che corrisponde al 7,6% del totale. Tale percentuale, se pur non confrontabile, non risulta particolarmente entusiasmante e certamente migliorabile ma il dato diventa più significativo se si considera che, paradossalmente, se si tiene conto della fisiologia della lattazione e delle difficoltà nella produzione e nel mantenimento di una valido allattamento, come si diceva in precedenza, le percentuali maggiori di donazione si sono osservate nelle categorie a più bassa EG e peso alla nascita.
In particolare circa il 40% della media della donazione totale di latte da madri di prematuri proviene da donne che hanno partorito prima delle 25 settimane e più del 35% da madri di prematuri al di sotto di 500 grammi. Peraltro con esempi davvero eccezionali se si considera la donazione di 4 litri in pochi giorni da una madre che ha avuto un parto ad un'età gestazionale di 22 settimane, tuttora al di fuori dai range indicati per la rianimazione. Questo a conferma di un dato ritrovato in letteratura (20) di un incremento negli ultimi anni dell'alimentazione con latte materno, soprattutto nell’ambito di quel sottogruppo di donne storicamente meno predisposte all’allattamento come le madri di prematuri di peso molto basso.
E' singolare, altresì, che sia riuscita a donare il 5,6% dell'intera donazione “pretermine” una donna con gravidanza gemellare, con parto a 31 settimane e con un figlio VLBW e SGA.
Questo, probabilmente, rientra nell'ambito di quelle ragioni sconosciute (45) per cui diverse madri, a dispetto della minore durata dello sviluppo gravidico del tessuto mammario, riescono a produrre latte a sufficienza per coprire le richieste dei propri figli e, nello specifico, anche ad andare oltre. Si invocava una probabile correlazione con le sfide emotive a cui vanno incontro le madri dopo un parto prematuro.
E’ ben noto che la motivazione gioca un ruolo primario e in questo contesto si inserisce, probabilmente, anche il dato dell'età materna con prevalenza oltre i 35 anni di età, il 60% circa, che potrebbe accompagnarsi ad una maggiore consapevolezza della necessità e dell'importanza dell'alimentazione con il proprio latte per il benessere del delicato e vulnerabile nascituro, nonché quello del livello di scolarizzazione che risulta essere medio-alto.
A. Quitadamo
Rivista Italiana online "La Care" Vol 7 No 1 anno 2017- pagina 25
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