Lo iodio corporeo, in un individuo adulto (10-20 mg) è depositato per il 70-80% nella tiroide; il resto è distribuito in tutti i tessuti, soprattutto nelle ovaie, nei muscoli, nel sangue. In condizioni basali, per mantenere un adeguato rifornimento di T4, la tiroide ha bisogno di circa 60 μg di iodio al giorno, la massima parte della quale (50 μg) deve provenire dalla dieta, mentre un sesto (10 μg) è recuperata dal ricambio ormonale. Per assicurare una disponibilità adeguata, in condizioni di normale attività e spesa energetica per una adulto, è raccomandata pertanto l’introduzione 150 μg di iodio al giorno. Lo iodio contenuto negli alimenti, viene rapidamente assorbito dall'intestino, ma esiste un’efficace riutilizzazione dello iodio rimosso dalle desiodazioni, tiroidea e periferica, delle iodotirosine. La parte di iodio eventualmente in eccesso, non utilizzata dalla tiroide (per la produzione degli ormoni tiroidei tiroxina (T4) e triiodotironina (T3), viene escreta con le urine e con le feci, insieme allo iodio proveniente dal ricambio ormonale.La tiroide è dotata di un sistema di autoregolazione indipendente dal TSH che si attiva nel momento in cui si verificano variazioni nell’apporto di iodio. In condizioni di carenza iodica, la tiroide recluta una maggiore quantità di iodio da usare per l’ormonogenesi ed aumenta la produzione diretta di T3. La tiroide è in grado di mantenere un'adeguata sintesi e secrezione ormonale a fronte di ampie variazioni dell' intake di iodio. Quando l’introito di iodio è insufficiente (inferiore ai 50 μg al giorno) si attivano dei meccanismi di adattamento alla carenza nutrizionale di iodio, che causano un'insufficienza della tiroide.
La carenza nutrizionale di iodio rappresenta uno dei più gravi problemi di salute pubblica in tutto il mondo. Secondo le stime del WHO: la World Health Organization/ International Council for the Control of Iodine Deficiency Disorders (WHO/ICCIDD) circa 1 miliardo di persone nel mondo sono esposte al rischio di malattie derivante da carenza iodica, oltre 200 milioni di persone hanno il gozzo, circa 5-6 milioni di persone sono affette da cretinismo. In Italia si ammalano di gozzo circa 6 milioni di persone, più del 10 per cento della popolazione del nostro paese, e l’impatto economico di questa malattia è stimato in oltre 150 milioni di euro all’anno. Addirittura, nella sola popolazione giovanile, il gozzo interessa almeno il 20 per cento delle persone. Nel caso di insufficiente assunzione di iodio, la ghiandola tiroide non è in grado di produrre quantità sufficienti di ormoni tiroidei. Questo può portare, in tutte le fasi della vita, a manifestazioni cliniche chiamate nel loro complesso disturbi da carenza iodio (IDD).
I disordini da carenza iodica comprendono un ampio spettro di condizioni morbose che variano a seconda del momento
della vita in cui si verificano. I neonati, i bambini e le donne in gravidanza sono più esposti ai danni da carenza iodica in quanto hanno un fabbisogno maggiore di iodio.
Secondo le stime attuali un neonato su 3 mila nasce con una forma di malattia tiroidea. Le giovani mamme fanno però poca prevenzione malgrado sappiano (il 69,8%) che i neonati hanno un elevato bisogno. Forse, almeno in parte, perché i pediatri non segnalano quasi mai (84,5% dei casi) alle madri la possibile carenza di iodio del neonato. Non solo, il 93,3% delle giovani mamme italiane non si è mai preoccupato di quanto iodio assume il loro bambino ( Pediatrics, 2013). Secondo la ricerca pubblicata recentemente sull’ European Thyroid Journal, più iodio in gravidanza permette di migliorare le capacità cognitive del bambino e il suo sviluppo psicomotorio e la funzione tiroidea materno-fetale (2014). Durante la gravidanza si assiste ad un complesso rimaneggiamento endocrino-metabolico finalizzato a garantire il necessario apporto di nutrienti al feto e a preparare adeguatamente l’organismo materno al parto ed alla lattazione.
Sono stati condotti sette studi in Italia, Danimarca, Belgio, Germania, Spagna, in aree a carenza iodica lieve-moderata (ioduria: 36-109 mcg/l). Un gruppo di soggetti ha ricevuto un integratore iodato (50-300 mcg/die). Lo studio ha dimostrato che la supplementazione con iodio migliora alcuni indici tiroidei materni e può determinare effetti favorevoli sulle funzioni cognitive in età scolare dei figli. Significa che i deficit cognitivi della carenza di iodio nei bambini possono essere almeno in parte prevenuti con un’assunzione supplementare di questa preziosa sostanza durante la gravidanza. Secondo un altro studio pubblicato su Lancet nel 2013, anche una lieve carenza di iodio nella dieta materna può compromettere lo sviluppo intellettivo del bambino. Lo studio ha misurato la concentrazione urinaria di iodio in 1.040 donne durante il primo trimestre di gestazione e valutato alcuni parametri intellettivi dei figli a 8 anni. Ne è risultato che i figli delle donne che avevano dimostrato una carenza iodica lieve o moderata, presentavano un quoziente intellettivo inferiore nelle performance del linguaggio, della lettura e della comprensione dei testi, rispetto ai coetanei di madri con livelli di iodio normali. Due meta-analisi hanno inoltre stimato che l’effetto di una severa carenza nei bambini possa essere responsabile di un QI più basso di circa 12-13 punti.