Alimentazione esclusiva di neonati prematuri con latte materno
e donazione alla Banca del Latte Umano Donato (BLUD).
A. Quitadamo
ultimi anni, soprattutto nell’ambito di quel sottogruppo di donne storicamente meno predisposte all’allattamento come le madri di prematuri di peso molto basso, ma la frequenza rimane comunque ben al di sotto degli obiettivi indicati da varie istituzioni tra cui la Healty people nel 2010.
I dati europei (52) variano dal 19% della Borgogna al 70% del Lazio per quel che riguarda l’overall breastfeeding, mentre per la variante materna esclusiva la percentuale va dal 29% di Trento al 6% della Polonia, come risulta da uno studio di coorte su una popolazione di VLBW provenienti da diverse regioni europee, the MOSAIC cohort
(13). I questo lavoro gli autori ipotizzano che tali differenze regionali siano espressione di una diversità di approccio nei confronti dell’allattamento al seno nelle TIN delle diverse regioni, con particolare riguardo alla diffusione delle pratiche di promozione dello stesso. Il principale deterrente ritrovato in letteratura risulta rappresentato dalle condizioni cliniche del neonato prematuro
(10,43).
Problematiche dell’allattamento materno nel prematuro
Nei neonati prematuri esistono difficoltà particolari nello stabilire una valida lattazione, sia per lo stadio troppo precoce dello sviluppo del seno in preparazione del parto, sia per l’inabilità del neonato a succhiare. Molte madri non hanno raggiunto l’attivazione secretoria che precede tipicamente il parto per cui l’epitelio mammario potrebbe non essere sufficientemente preparato dagli ormoni della gravidanza a sintetizzare adeguatamente il latte. Una ridotta funzione placentare con conseguenti bassi livelli di ormone lattogeno placentare potrebbero esacerbare questo problema
(30). Tuttavia, fortunatamente, nella maggioranza delle madri dei neonati prematuri una crescita compensatoria del tessuto mammario potrebbe aversi, anche se un po’ in ritardo, attraverso la precoce e frequente rimozione del latte (11).
Il neonato prematuro, dal suo canto, è ad alto rischio di presentare difficoltà di alimentazione proprio legate all’immaturità dello sviluppo e delle competenze neurologiche, spesso peggiorata dalla presenza di comorbidità come la CLD e l’emorragia intracranica. Tali difficoltà sono più comuni nei VLBW ma possono sussistere anche nei late preterm.
Ciò è comprensibile se si tiene conto che un terzo della crescita del
tessuto cerebrale avviene nelle ultime 6-8 settimane di gestazione per cui
anche questi neonati nascono con il 35% in meno del volume cerebrale
rispetto ai neonati a termine. Lo sviluppo più rapido e la formazione delle
sinapsi avviene tra le 34 e le 36 settimane di EG insieme alla maturazione
del sistema nervoso (35-38 settimane) con conseguente
miglioramento della
coordinazione delle funzioni per l’alimentazione al seno o al biberon
(25,44).
Va inoltre ricordato che la motilità intestinale è disorganizzata e poco efficiente prima delle 32 settimane di età post-concezionale e, in caso di instabilità emodinamica, l’organismo preferisce privilegiare la perfusione di altri organi come il cuore, il cervello e il rene a scapito dell’intestino, tutte condizioni favorenti i problemi di tolleranza alimentare. In compenso molte madri continuano ad impegnarsi strenuamente per produrre abbastanza latte per le necessità nutrizionali dei loro piccoli centrando l’obiettivo. Le ragioni di questo non sono completamente note, ma potrebbero essere correlate alle sfide psicologiche ed emotive a cui vanno incontro le donne dopo un parto prematuro (45).
I vantaggi dell’alimentazione con latte materno per i prematuri
L’alimentazione con il latte materno della propria madre riduce il rischio di numerose morbidità a breve e a lungo termine, le loro sequele associate nonché i costi per l’assistenza ai neonati prematuri
(13,14,23).
I VLBW sono ad alto rischio di sviluppare intolleranza alimentare, NEC e sepsi a causa dell’immaturità del sistema gastrointestinale.
La NEC, che interessa il 10% dei VLBW (47), è certamente una delle patologie più gravi per questa categoria di neonati giacchè circa il 50% dei pretermine con NEC va incontro ad exitus
o può residuare gravi problematiche di funzionalità gastrointestinale.
L’utilizzo del latte materno riduce di sei volte il rischio di NEC non solo nei
neonati alimentati esclusivamente al seno ma anche nelle forme miste, così come
è stato ampiamente dimostrato che l’esclusivo impiego di formule per prematuri
si associa ad un rischio aumentato di sviluppare NEC rispetto al latte materno e
latte di banca (34,37,38,39). Del resto i preziosi fattori bioattivi del latte
umano conferiscono una valida protezione antimicrobica per la mucosa
intestinale. L’effetto protettivo sulla NEC è l’aspetto più studiato e
l’introduzione di un protocollo standardizzato di alimentazione in un ampio
campione di prematuri fra 1250 e 2500 grammi abbastanza compromessi alla nascita
ha comportato una riduzione significativa dell’incidenza di NEC(17).
Anche
recentissime esperienze (17) confermano l’azione protettiva esercitata dal precoce
uso del latte umano nei confronti della NEC, così come è stato dimostrato un
effetto positivo di riduzione della durata del cateterismo centrale e
dell’incidenza di infezioni (41,42).
A. Quitadamo
Rivista Italiana online "La Care" Vol 7 No 1 anno 2017- pagina 19
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