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Il taglio cesareo elettivo è un fattore di rischio di depressione, ansia e anedonia nel post-partum
L. Giliberti, G. Soldera, F. Volpe, G. Straface, V. Zanardo

Discussione

Questo studio dimostra che le donne che hanno partorito mediante cesareo di elezione, nel primo post-partum, restituiscono dei punteggi medi EPDS (screening di sintomatologia depressiva) significativamente più alti rispetto alle donne che hanno partorito per via vaginale. Tuttavia, tra le donne che hanno partorito con taglio cesareo, solo le donne in regime di elezione totalizzano un punteggio sintomatologico di DPP significativamente più alto, e più frequentemente presentano un punteggio totale ≥9. L’analisi a tre fattori dell’EPDS ha confermato che le donne con C E hanno un rischio significativamente più alto di presentare sintomi di depressione, ansia e anedonia, ma anche che le donne con C U hanno un più alto rischio di sintomi anedonici nell’immediato post-partum, rispetto alle donne che partoriscono per via vaginale. Il rapporto esistente tra le differenti tipologie di parto e la DPP è molto complesso [13,14] e non del tutto chiaro [2], probabilmente è un rapporto bidirezionale (ad esempio una sintomatologia depressiva nella donna potrebbe interferire con la scelta della modalità di parto e/o con la progressione del travaglio, ed un fallimento nel parto vaginale può contribuire come fattore di rischio per lo sviluppo di DPP)[21]. Questa relazione è anche direttamente collegata al puerperio, un periodo delicato e particolare per la donna, in cui problematiche psicologiche latenti, come i timori riguardo ai cambiamenti fisici, il nuovo ruolo di madre e nutrice, lo stress psicosociale e le difficoltà nate dalle nuove abilità richieste alla mamma, possono affiorare in superficie e travolgere la psiche della donna. Tutto ciò potrà avere delle conseguenze non solo sull’equilibrio emotivo e comportamentale della donna, ma anche sullo sviluppo del bambino, andandosi automaticamente a ripercuotere sull’intero nucleo familiare [26].

Inoltre, fino ad ora, in diversi studi non era stata fatta una chiara distinzione tra i due differenti percorsi del taglio cesareo, differenziando quindi il cesareo di elezione da quello fatto in urgenza. I nostri risultati si inseriscono nel grande prospetto esistente di studi riguardo la DPP e la correlazione esistente tra le diverse tipologie di parto. Goecke et al. hanno precedentemente dimostrato come il C U porti ad un ridotto controllo sulla modalità di parto che si va ad affrontare e come le donne tendessero ad essere più depresse rispetto alle donne che avevano affrontato un taglio C E, conoscendo quindi anticipatamente dettagli sui metodi e le tempistiche a cui sarebbero state sottoposte [27].

Un altro studio ha dimostrato che il parto cesareo può essere un fattore di rischio per lo sviluppo di DPP, se relazionato alla giovane età al momento del parto [28]. Un ulteriore studio di Boyce e Todd ha dimostrato che, confrontando donne che avevano partorito con V spontaneo o Con V attivo (dunque con uso di kiwi), e donne che avevano partorito con un C U, appariva chiaramente che queste ultime, a tre mesi dal parto, presentavano un rischio sei volte più alto di sviluppare DPP, rispetto alle donne che avevano partorito per via vaginale [29]. In Libano, invece, è stato dimostrato come una percentuale significativamente maggiore di donne che ha partorito per via vaginale ha poi sviluppato una DPP rispetto alle donne che hanno subito un taglio cesareo (21% contro 7%) e in relazione un più alto rischio sembrerebbe collegato allo status socio-economico nelle donne che hanno subito un parto cesareo [30].

Uno studio condotto da Yang Szu-Nian a Taiwan [31], ha illustrato come entro 6 mesi dal parto, il rischio di sviluppare DPP fosse più basso nelle donne che avevano partorito naturalmente con V (con o senza utilizzo di kiwi) rispetto alle madri che avevano partorito con un C E. Ma in questo caso, le donne che avevano programmato un C E, avevano poi un rischio più alto di sviluppare DPP alle donne che avevano partorito con taglio cesareo non preventivato, ovvero C U.

Diversamente, Eisenach et al. hanno dimostrato come la risposta al dolore acuto durante il parto vaginale possa essere un fattore di rischio di DPP [32], proponendo quindi un attento controllo del dolore percepito dalla donna durante il travaglio ed il parto. La tipologia di parto non è stata invece valutata in modo indipendente allo sviluppo di DPP in uno studio di coorte prospettico svolto da Spada et al, dove la giovane età materna, il ricovero ospedaliero della mamma, un ritardo nell’allattamento al seno, una possibile incontinenza urinaria, la multiparità, un basso status sociale e una precaria salute fisica vengono evidenziati come fattori di rischio predittivi per l’insorgenza di sintomatologia depressiva [33]. Josefsson et al. [34] e Sadat et al. [35], hanno riferito allo stesso modo che all’interno delle loro popolazioni di studio, le differenti tipologie di parto non sono predittive di successive manifestazioni depressive nel post-partum.

Negli ultimi decenni sono stati condotti numerosi studi aventi ad oggetto il rapporto tra DPP e parto cesareo, tutti caratterizzati da un aumento della frequenza di tagli cesarei, con specifico riguardo ai C E, ed a un ampio uso

L. Giliberti, G. Soldera, F. Volpe, G. Straface, V. Zanardo
Rivista Italiana online "La Care" Vol 10 No 4 anno 2017- pagina 28 - Avanti »