Prevenzione dalle carie in età infantile
INTRODUZIONE
I sigillanti hanno lo scopo di isolare i solchi dentali e creare una barriera all'invasione batterica. Le sigillature sarebbero anche in grado di “bloccare” lesioni cariose iniziali per progressiva sterilizzazione della superficie dentale: è stato infatti dimostrato che in caso di sigillatura di carie iniziali, i batteri perdono la loro vitalità con conseguente arresto del processo carioso.
CHE COS’E’ LA CARIE
La carie è una patologia infettiva, trasmissibile, a carattere cronico-degenerativa, a eziologia multifattoriale, che interessa i tessuti duri dentali con distruzione degli stessi. Rappresenta ancor oggi una delle patologie più diffuse nella popolazione in età pediatrica.
Negli ultimi decenni, nei paesi industrializzati, è stata registrata una riduzione della prevalenza della patologia, anche se recenti indagini epidemiologiche a carattere nazionale hanno evidenziato che la carie è ancora presente nei bambini italiani, soprattutto nelle fasce sociali meno abbienti. Dall’indagine è emersa una prevalenza della patologia del 22% a 4 anni e di circa 44% a 12 anni.
La carie è inoltre la patologia principalmente responsabile del dolore orale e della perdita degli elementi dentari.
La cavità orale rappresenta un ecosistema biologico che ospita circa 700 specie di batteri (Gram positivi e Gram negativi). La gran parte è associata dal biofilm batterico, rendendo la comunità microbica orale una delle flore più complesse nel corpo umano.
Sulla base delle nostre conoscenze attuali, la placca sopra gengivale è dominata da batteri Gram positivi tra cui: Streptococcus sanguis, S. mutans, S. mitis, S. salivarius, Lactobacilluse Actinomyces, Veillonella e Fusobacterium.
I principali responsabili del processo carioso cono S. mutans e Lactobacillus. Questi batteri metabolizzano i carboidrati fermentabili, assunti con la dieta, producendo acidi organici che a loro volta provocano una caduta del pH, con conseguente demineralizzazione dello smalto.
Il ruolo dello S. mutanans nella patologia cariosa si può così sintetizzare:
- Mediante gli enzimi glicosiltransferasi metabolizza facilmente il saccarosio della dieta dell’ospite per formare polimeri insolubili di glucosio che aiutano nella colonizzazione continua delle superfici solide;
- Sopravvivono a valori di pH intollerabili dalle altre specie batteriche presenti nel cavo orale, contribuendo notevolmente al potenziale patogeno;
- Utilizza un’ampia varietà di zuccheri, che sono rapidamente metabolizzati in acidi organici , tra cui è predominate l’acido lattico, responsabile di acidificare l’ambiente intorno al batterio;
L’evoluzione della patologia cariosa e il suo arrestarsi dipendono dall’equilibrio tra i processi di demineralizzazione e reimineralizzazione dello smalto.
La reimineralizzazione avviene attraverso l’apporto di ioni calcio e fosfato, la cui principale fonte di mineralizzazione nel cavo orale è la saliva, che veicola molecole che tamponano il pH acido.
La demineralizzazione viene contemporaneamente influenzata da:
- Composizione del flusso salivare
- Composizione dei biofilm batterico
- Presenza di carboidrati fermentabili, fluoruri, calcio e fosfati presenti nei fluidi orali.
Lo smalto del dente è bagnato dalla saliva, che a livelli di pH fisiologici è satura di calcio e fosfato. Quando il pH scende al sotto del punto critico 5.5, per effetto dell’acido lattico prodotto da S. mutans e alla presenza di una quantità notevole di zucchero, si altera l’equilibrio tra remineralizzazione e demineralizzazione e comincia il processo carioso.
Nel 1962 Keyes formulò un modello in cui stabilì la necessaria presenza di tre fattori di rischio nell’eziopatogenesi della carie:
- Riduzione del flusso salivare ( scarsa assunzione dei liquidi in eta’ infantile)
- Consumo di carboidrati ( zuccheri) elevato e frequente
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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