Home sito | Copertina | Indice |            « Indietro Pagina [27] di 99 Avanti »
Prevenzione dalle carie in età infantile
- Acquisizione precoce della flora cariogena (scarsa o assente igiene del cavo orale)

Oggi si fa riferimento a un modello basato su un’eziologia multifattoriale, che analizza anche l’interazione di fattori causali, genetici, biologici, ambiente sociale (famiglia e comunità), ambiente fisico, comportamenti di salute, cure dentistiche, mediche e suscettibilità dell’ospite.

La suscettibilità dell’ospite viene determinata dai seguenti fattori:
- Qualità e quantità della saliva
- Morfologia e struttura dei singoli elementi dentali e delle arcate dentali
- Gravidanza
- Allattamento
- Stati patologici
- Fattori costituzionali razziali
- Sesso
- Età
- Fattori immunitari
- Igiene orale.

La sigillatura dei solchi è conosciuta come la “vernicetta anticarie”.
La opportunità di effettuare questa pratica nasce dall’osservazione che più del 50% delle lesioni cariose si trovano sulla superficie masticante dei denti ( OMS, 2016).
Prevede il riempimento preventivo di solchi e fossette poste sulle superfici occlusali dei denti con un materiale auto o fotoindurente, solitamente non molto tempo dopo la loro eruzione, al fine di impedirvi la colonizzazione batterica ed il conseguente sviluppo di carie.

Esistono in commercio diversi tipi di sigillanti che, in base alle loro caratteristiche, si possono suddividere in resine fluide, cementi vetroionomerici e compomeri.

Resine fluide: sono composte da base di bis-GMA (resina di Bowen) o di resine poliuretaniche in cui sono immerse particelle inorganiche di natura ceramica che fungono da riempitivo con azione rinforzante. Le due sostanze sono unite fra loro chimicamente attraverso un agente legante.
Il tipo e la quantità del riempitivo determina il grado di viscosità del prodotto con la conseguente distinzione in sigillanti “riempiti” e non “riempiti”.
- I sigillanti riempiti contengono una percentuale di riempitivi compresa tra 30 e 60% con lo scopo di aumentarne la resistenza meccanica; ciò può creare uno spessore maggiore rispetto ai sigillanti non riempiti, determinano l’esigenza di provvedere all’asportazione del materiale in eccesso, causa di precontatti occlusali;
- I sigillanti non riempiti presentano ina maggiore fluidità e una bassa viscosità, che migliora la capacità del materiale di penetrare nei solchi e nelle fessure del dente; ma conseguentemente le ridotte proprietà meccaniche ne favoriscono l’usura e la perdita precoce. In base al loro meccanismo di polimerizzazione le resine possono essere classificate in autopolimerizzanti e fotopolimerizzabili:
- Le resine autopolimerizzanti, costituite da una base e da un attivatore, sono poco usate perché la reazione di catalizzazione inizia immediatamente dopo la miscelazione dei due materiali e richiede un tempo molto rapido di applicazione.
- Le resine fotopolomerizzabili sono costituite da un unico componente che funge da attivatore e da iniziatore. Nel momento in cui il prodotto viene esposto alla luce della lampada polimerizzatrice si ha l’attivazione dei radicali liberi che determinano la reazione d’indurimento.

Questo consente un controllo del tempo di lavorazione perché l’accensione della lampada può essere effettuata dopo la completa distribuzione del materiale sul dente.
Dal punto di vista cromatici i sigillanti possono essere trasparenti, colorati, opachi e a viraggio cromatico.
Una ulteriore classificazione dei sigillanti può essere effettuata in base alla presenza o meno di fluoro che, inibendo la demineralizzazione, favorisce le rimineralizzazione dello smalto sottostante rendendo il dente maggiormente resistente all’attacco acido.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
27
            « Indietro Pagina [27] di 99 Avanti »