Tutti i medici, le ostetriche, gli infermieri, gli operatori ausiliari dovrebbero essere formati sulle pratiche che diminuiscono i rischi di salute per il bambino pretermine.

CONCLUSIONI

Facendo questa disamina mi sono venuti in mente tutte le donne che ho accompagnato all’allattamento di un bambino pretermine. Alcune ci sono riuscite, altre invece no.
Le mamme che non sono riuscite ad allattare il proprio bambino pretermine non lo hanno fatto perché gli operatori si sono messi di traverso.
Troppo spesso dai professionisti sono uscite frasi come “L’importante è che cresca” “Signora non ha abbastanza latte” “Non può entrare se non in orario di visita”.

Come si può chiedere a un genitore di “far visita” a un figlio ricoverato perché nato precocemente ad orario mentre tutto quello che serve al bambino è il contatto con il genitore?
Quanta pressione psicologica e fisica ricevono i genitori dei bambini ricoverati in TIN?

E’ nostro dovere etico, morale, professionale dare le migliori cure possibili a tutti i pazienti e soprattutto se questi sono troppo piccoli.

Le migliori cure non sono solo la miglior attrezzatura, la culletta termica, la lampada UV e un forte antibiotico ma anche il contatto, l’umanità, il pelle a pelle, il latte biologicamente previsto.

Le cure parentali non sono un vezzo ma una modalità di cura vera e propria come dimostrato ampiamente dalle evidenze scientifiche che sempre più ogni anno che passa danno importanza al mondo batterico come substrato di SALUTE.