Home sito | Copertina | Indice |            « Indietro Pagina [37] di 45 Avanti »
Alimentazione nella prima infanzia
Autosvezzamento significa offrire al neonato alimenti crudi o cotti tagliati in piccoli pezzi.

I genitori sono il modello più autorevole per il bambino e questo costituisce il fulcro della comunicazione alle famiglie; come e con cosa si alimenteranno i genitori e gli altri componenti della famiglia condizionerà permanentemente il bambino, e quindi la sua salute fisica e psichica.
Nel periodo in cui si passa da una alimentazione esclusivamente lattea alla progressiva introduzione dei primi alimenti, i bambini e i loro genitori continuano a conoscersi sempre meglio e a interpretare l'un l'altro i segnali comunicativi verbali e non verbali. Questa interazione rappresenta la base per la creazione e il consolidamento dei legami affettivi e relazionali essenziali nel favorire anche un buon rapporto con il primo cibo solido, con importanti effetti anche a distanza di tempo. Poiché i bambini piccoli dipendono dai genitori per il loro sostentamento, lo stile educativo e le pratiche di accudimento alimentare dei genitori giocano un ruolo critico nella formazione del comportamento e delle preferenze alimentari.
É importante sostenere i genitori nel saper riconoscere e rispettare le competenze neuromotorie emergenti del bambino, che indicano quando è pronto a mangiare i primi alimenti solidi, e nel saper riconoscere le varie modalità con cui, in rapporto all'età, il loro piccolo comunica loro se ha fame (si eccita alla vista del cibo,muove la testa verso il cucchiaio e apre la bocca per accoglierlo, cerca di spingere con le mani il cibo verso la bocca, tuba per indicare che ne vuole ancora, raggiunge e afferra pezzi di cibo...) o è sazio (ruota il capo dall'altra parte, serra le labbra, si disinteressa al cibo prestando attenzione all'ambiente circostante...).
È altresì fondamentale aiutare i genitori a essere consapevoli che il cibo non può essere usato come strumento consolatorio universale per gestire stati di disagio diversi dal reale bisogno di mangiare del bambino.
Il bambino apprende attraverso i suoi segnali interni di fame/ sazietà ad autoregolarsi se gli permettiamo di farlo spontaneamente. In tal modo acquisisce consapevolezza critica dei propri bisogni (aver fame o sete, essere sazio, avere avuto abbastanza) e impara a distinguerli in maniera differenziata (per esempio riconoscere la fame come bisogno di mangiare), a diventarne consapevole e a comunicare appropriatamente i suoi bisogni per ottenere risposte appaganti.
Uno dei comportamenti alimentari da acquisire è l'abitudine da parte dei genitori di mangiare alimenti con effetti protettivi sulla salute, come per esempio verdura e frutta, dal momento che gli apprendimenti precoci tendono a mantenersi nel tempo. I bambini sono geneticamente predisposti a preferire alimenti dal sapore dolce, salato, e alimenti con elevata densità energetica come quelli a maggior contenuto di grassi.
Al contempo sono spesso portati a diffidare del sapore amaro presente in diverse verdure e dal sapore acido di diversi frutti.

Tali tendenze istintive ci hanno consentito nel corso della nostra lunga evoluzione di distinguere, nell`esplorazione di un ambiente difficile e imprevedibile, fonti di sostentamento contenenti nutrienti indispensabili per la sopravvivenza (glucosio, sale, proteine, grassi) da cibi potenzialmente tossici (sapore amaro/acido).

Nella società moderna questo istinto primordiale rimane diffusamente operante nei nostri geni, con un grado variabile di sensibilità individuale, e contribuisce a farci rifiutare le verdure, specie quelle dal sapore più amaro, come le crucifere (cavoli, rucola, ravanelli), e alcune verdure a foglie verdi che sono fonti importanti di antiossidanti ad azione protettiva.

Occorre sapere che le preferenze innate del gusto non sono immutabili, ma possono essere modificate dalle esperienze sensoriali precoci.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 13, Numero 4, anno 2018
37
            « Indietro Pagina [37] di 45 Avanti »