Prevenzione e gestione del dolore nel feto e nel neonato
A 7-8 settimane di età gestazionale sono presenti le vie nervose afferenti e sono funzionanti i recettori tattili della regione periorale.
A 10 settimane di età gestazionale compaiono i recettori tattili di viso, mani e piedi, e a 15 settimane di età gestazionale quelli di tronco e arti prossimali.
A 20 settimane di gestazione tutta la cute e le mucose sono raggiunti dai recettori tattili.
Le sinapsi iniziano ad essere attivate a 12 settimane di gestazione, pronte ad inviare stimoli e informazioni e a 26 settimane di età gestazionale i fasci di fibre nervose che connettono il midollo spinale all’encefalo, sono tutti completamente mielinizzati.
A 22 settimane di età gestazionale circa il sistema nocicettivo e neurologico è completamente formato ed estremamente immaturo.
E’ probabile che il feto è in grado di percepire il dolore e, che più è bassa l’epoca gestazionale, più è alta la percezione del dolore a causa della estrema immaturità del sistema nocicettivo.
Dalle 8-10 settimane di gestazione tale sistema è completo, ma profondamente immaturo, di conseguenza meno adatto a sostenere e mediare gli stimoli dolorosi.
Su tali basi si ritiene che non si dovrebbe assolutamente prescindere da un’adeguata pratica anestesiologica durante interventi intra-uterini, come ad esempio la correzione della spina bifida, le trasfusioni in utero, o l’interruzione volontaria e/ o terapeutica di gravidanza.
Sono stati proposti protocolli analgesici per il feto nel 1999, che comprendono l’utilizzo di Sulfentanyl e Pentotal, ma sono protocolli tuttora imprecisi e non approfonditi sicuramente dal 2004. Si cerca
tuttavia, dopo la scoperta di K.J.S. Anand, di evitare il dolore a queste piccole creature, durante gli interventi intra-uterini, di somministrare alla madre anestetici e analgesici che possano facilmente passare la barriera placentare per poter anestetizzare e sedare il dolore del feto.
È importante anche ricordare che gli anestetici sono spesso controindicati per la salute del feto e possono causare,
oltre al rallentamento degli stimoli dolorosi, anche il rallentamento delle funzioni vitali, come ad esempio il battito cardiaco, i movimenti, la funzionalità renale, o nei casi più gravi disturbi dell’organogenesi e della crescita fisiologica di tutto l’embrione-feto.
In conclusione, desideriamo sottolineare che ogni intervento invasivo, intra-uterino, soprattutto se effettuato a epoche gestazionali estremamente basse, necessita obbligatoriamente della presa di coscienza da parte degli operatori sanitari della capacità ormai scientificamente inopinabile del feto di provare dolore e di soffrire.
Riteniamo sia dunque necessaria la stesura di linee guida internazionali sulla gestione farmacologica del dolore del feto e di verificarle ed ampliarle costantemente seguendo il progredire incessante della scienza e della tecnologia.
PREVENZIONE DEL DOLORE NEL FETO
Per quanto riguarda la prevenzione del dolore nel feto, è fondamentale considerare sempre nell’ambito dell’assistenza alla gravidanza, da parte di ostetrici e ginecologi, l’esistenza di due pazienti.
Una visibile, udibile, toccabile: la donna, che durante questo seppur delicato periodo, non deve essere vista come malata e deve quindi essere assistita sostenendo la fisiologia della gravidanza, evitando tecniche ed indagini invasive superflue.
L’altro, invisibile, muto, silenzioso, con un nome neutro: il feto, che, nonostante le sue piccole dimensioni e la sua impossibilità ad esprimersi verbalmente, ha mostrato ampiamente di esistere sia biologicamente che socialmente.
I metodi di valutazione del dolore sono i comuni parametri fisiologici, come frequenza cardiaca (FC), frequenza respiratoria (FR), livello di saturazione d’ossigeno (SpO2), pressione arteriosa sanguigna (PA) e parametri cosiddetti comportamentali come ad esempio il pianto, le smorfie facciali, la tonicità muscolare, i movimenti, ecc.…
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 14, Numero 1, anno 2019
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