La costanza dell’intensità del pianto, è segno della persistenza dello stimolo doloroso. L’organizzazione ritmica del pianto del neonato infine, è un fenomeno complesso: come gli altri patterns ritmici, come succhiare o camminare, è correlato al generatore centrale di patterns, il quale è composto da una rete neurale che produce energia endogena per i patterns ritmici. I limiti di questa scala sono rappresentati dal fatto che non è possibile applicare questa scala a neonati malati, patologici e prematuri; inoltre la scala è stata creata per valutare il dolore acuto e quindi si eliminano il dolore cronico, il viscerale e il post-operatorio. È ovviamente impossibile utilizzarla in neonati intubati o in cui è impossibile il pianto.

IL PIANTO DEL NEONATO

Il pianto è l’unica possibilità a disposizione dei neonati per comunicare a chi si prende cura di loro, un bisogno o un problema. I neonati e i bambini però non piangono solo per comunicare un bisogno immediato, ma piangono anche per eliminare tensione e stress. Le spiegazioni classiche per il pianto prolungato ed inconsolabile si fanno il più delle volte coincidere con cause organiche e presumibilmente fisiologiche (18).
Sembra che i neonati piangano principalmente per due motivi. Uno è quello di comunicare un bisogno fisico, come ad esempio cambiare posizione, essere allattati, essere presi in braccio… L’altro riguarda la funzione di liberarsi dalla tensione e dallo stress fisico e psicologico. Quando un pianto non comunica un bisogno fisico immediato, rappresenta un automatismo innato di liberazione dalla tensione, che consente ai neonati e ai bambini di superare gli effetti di esperienze di spavento o frustrazione verificatesi in precedenza.
Si potrebbero identificare sei principali categorie di traumi o stress durante l’infanzia: i traumi pre e perinatali, i bisogni non soddisfatti, l’eccesso di stimoli, le frustrazioni legate alla crescita, il dolore fisico e le esperienze che provocano paura.