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La presenza delle madri in Terapia Intensiva Neonatale
Inoltre una notevole diminuzione della presenza genitoriale e‘ stata riscontrata con il progredire dei giorni di degenza: mediamente 14h, pari al 5% del tempo di ospedalizzazione. Ciò nonostante, la tempistica dedicata alla partecipazione alle cure del proprio figlio, è aumentata progressivamente con un picco fra la terza e la quarta settimana di degenza.
Gli studi Finlandesi sopra citati, hanno evidenziato una maggior frequenza di visite durante i brevi ricoveri. Ortenstrand e colleghi sostengono che è essenziale che i genitori siano presenti, in modo che possano iniziare la loro interazione con il neonato e capire i segni del neonato di benessere o disagio.
Nel loro studio, è stato dimostrato che la presenza dei genitori tutto il giorno e la partecipazione alle cure, riduce la lunghezza della degenza ospedaliera dei neonati in media di cinque giorni. Dall'analisi della letteratura presente è emerso che, la vicinanza fisica e quella emotiva della madre al proprio neonato ricoverato in TIN sono due importanti elementi ai fini dello sviluppo di un attaccamento sicuro.
Il contatto tra madre e figlio nelle prime ore dopo il parto è fondamentale inoltre per regolare il tono affettivo, diminuire i livelli di stress e le possibilità di insorgenza di depressione.

E' Flaking a distinguere, nel 2012 le due diverse modalità con cui la mamma può stare vicino al suo bambino:
• la vicinanza fisica spazia dal contatto skin to skin alla sola presenza dei genitori senza alcun contatto, affianco del proprio bambino;
• la vicinanza emotiva rappresenta cio‘ che i genitori possono sperimentare, dai sentimenti forti come amore, cura, affetto e attaccamento sicuro al distacco emotivo e/o alienazione dal proprio bambino.

Ci possono essere delle occasioni in cui i genitori sono vicini fisicamente ma distaccati emotivamente o viceversa.
Soprattutto nei confronti dei pretermine, c'è una crescente evidenza a supporto dei benefici della vicinanza genitore-bambino durante le cure ospedaliere.
Infatti, studi dimostrano che la qualità della cura verso i neonati prematuri, in termini di vicinanza fisica ed emotiva ed empowerment genitoriale, può influenzare lo sviluppo neurologico del neonato. Tale aspetto risulta determinante considerando l'immaturità e la vulnerabilità del sistema nervoso di un prematuro, e i relativi rischi di sviluppare patologie neurologiche permanenti.

I risultati dello studio intrapresi da Reynolds sostengono, ulteriormente, la necessità della presenza dei genitori e della partecipazione alle cure del loro neonato prematuro, a causa delle differenze neurocomportamentali che esistono tra i neonati che hanno più interazione con i genitori e quelli che ne ricevono meno. Ne evince che, un maggior contatto pelle a pelle e la permanenza dei genitori per un tempo più lungo, è associato a un precoce miglioramento degli esiti neurocomportamentali: migliore qualità dei movimenti e meno ipertonia. La mancanza di contatto fisico fra la mamma e il bambino dopo la nascita e‘ associata all'insorgenza di successivi problemi emotivi nei neonati pretermine.

Goulet ha dimostrato come, la vicinanza fisica ed emotiva (attraverso vocalizzazioni, contatto visivo, tatto e altre interazioni sensomotorie) sia fondamentale per l'instaurarsi della relazione genitore-bambino. Uno stretto contatto facilita lo sviluppo di relazioni positive e può anche migliorare la fiducia e le capacità dei genitori di fornire assistenza ai loro neonati. Elemento fondamentale che incide nella qualità dell'interazione mamma-bambino è la sensibilità materna: pare avere un effetto sui comportamenti di iniziativa nello scambio diadico da parte del neonato.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 16, Numero 3, anno2019
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