Disturbi del pavimento pelvico post-partum
La letteratura è ricca di dati sull'episiotomia; nonostante questo, ad oggi, non sono state ancora raggiunte conclusioni univoche sulla reale efficacia di questo intervento nella prevenzione dei disturbi perineali post-partum.
Lo scopo di studio è stato quindi, quello di verificare l'eventuale efficacia protettiva dell'episiotomia sui più importanti disturbi legati all'alterazione della statica e della funzionalità pelvica. Nello studio sono state reclutate 320 puerpere a sei - otto settimane dal parto, avvenuto in un periodo di tre mesi, dal 15 Giugno al 15 Settembre 2018. Tutte le donne avevano partorito con parto vaginale presso la Sala parto del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell'Università Federico II di Napoli. Le donne sono state suddivise in due gruppi: quelle sottoposte a Episiotomia (n=59) e quelle con perineo integro o con lacerazioni vagino-perineali spontanee (n=261). Tutte le donne sono state sottoposte a un questionario clinico-anamnestico, in cui sono state prese in considerazione diverse variabili.
Nel questionario erano riportate 17 domande, a risposta multipla o aperta, espresse con un linguaggio chiaro e di facile comprensione. Alle donne veniva chiesto di indicare una sola risposta. Lo stesso questionario è stato svolto anche telefonicamente alle donne impossibilitate a recarsi presso la nostra struttura.
Dai risultati di questo studio emergono delle considerazioni piuttosto interessanti.
Come ben noto, il parto vaginale comporta sempre, anche quando evolve in modo apparentemente normale, un importante sollecitazione meccanica delle strutture muscolo connettivali che costituiscono il pavimento pelvico; l'abnorme stiramento delle lamine perineali può essere alla base di alterazioni morfo-funzionali non del tutto reversibile. Ecco quindi che la prevenzione delle sequele del danno perineale ostetrico costituisce un obiettivo di primaria importanza.
L'episiotomia continua a costituire, ancora oggi, uno degli interventi più “comuni” e “popolari” della pratica ostetrica rivestendo il ruolo di agente profilattico nei confronti del danno perineale ostetrico.
Nel nostro istituto l'intervento episiotomico, praticato perlopiù lungo una direttrice paramediana destra, è effettuato nel 40% circa delle nullipare e nel 20% circa delle multipare.
Si tratta di una frequenza ancora elevata, paragonabile a quella riportata in altri istituti ospedalieri e universitari italiani, ma con un trend in discesa rispetto a quanto riportato nel rapporto Istat 2013.
I dati da noi raccolti ed elaborati, confermano ancora una volta lo scarso peso che la pratica episiotomica riveste nell'ambito della strategia di prevenzione del danno perineale ostetrico, evidenziando invece l'aumentata incidenza di dolore perineale, dispareunia e deficit funzionale della muscolatura perineale ad essa associata.
Questi dati sono dunque in palese contrasto con quelli relativi a elevata frequenza con cui l'intervento viene effettuato suggerendo la necessità di ricercare e convalidare interventi più complessi ed articolati da realizzarsi in tempi e modi diversi.
Perché dunque, si ricorre così di frequente alla pratica episiotomica? Si è ridotta nel corso degli anni la tendenza ad effettuare l'episiotomia di routine, ma nel contempo sono state elaborate nuove indicazioni all'utilizzo ristretto, selettivo di questa tecnica chirurgica:
• Gravi rischi per la salute materna;
• Sofferenza fetale;
• Uno stadio espulsivo molto prolungato in cui il perineo è apparentemente responsabile dell'assenza di progressi.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 18, Numero 1, anno 2020
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