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L’ostetrica ed il counselling nella donazione allogenica delle cellule staminali da cordone ombelicale
Infatti, nonostante l’elevata concentrazione di progenitori emopoietici cordonali e la loro maggiore capacità proliferativa rispetto a quelli di origine midollare, il numero assoluto di queste cellule è estremamente più basso rispetto al MO (nel midollo le cellule staminali emopoietiche – denominate CD34 - sono presenti in una percentuale che varia dall’1 al 3%, nel sangue cordonale la percentuale è solo dello 0,5-1%), con un conseguente recupero midollare più lento rispetto al midollo . Questo ha comportato inoltre che per molto tempo l’uso di queste cellule, come fonte alternativa di progenitori emopoietici, fosse limitato quasi esclusivamente al trattamento di pazienti pediatrici.
Recentemente si sta diffondento la pratica del doppio trapianto di cordone, che permette di usare le staminali provenienti da due cordoni ombelicali per trapiantare con successo anche molti pazienti adulti.
La donazione allogenica ha lo scopo di rendere disponibili le cellule staminali emopoietiche per chiunque ne abbia bisogno e risponde a rigorosi requisiti di sicurezza e di idoneità, oltre che di tracciabilità e di gratuità.

RUOLO DELL‘ OSTETRICA

In prospettiva di una sensibilizzazione efficace in merito donazione del sangue cordonale si propone la diffusione di opuscoli informativi, esplicativi e di facile comprensione. Lo scopo è dissipare i dubbi e guidare la donna verso il percorso della donazione attraverso messaggi immediati che possano catturarne l’attenzione. Risulta evidente l’importanza del counselling ostetrico, dell’informazione rivolta alle donne per permettere loro di operare secondo scelte consapevoli attraverso colloqui informativi, corsi di accompagnamento alla nascita, un ‘reclutamento’ in pronto soccorso, in ambulatorio e in degenza.
La promozione della donazione può essere considerata come un intervento di educazione sanitaria.
Per l’ostetrica/o, l’informazione è sicuramente un momento educativo, che va al di là della semplice trasmissione di dati.
L’ostetrica potrà creare con la donna un’alleanza, potrà seguirla durante tutto il percorso della donazione, essere una figura empatica a lei vicina durante tutta la gravidanza.
In Italia ci sono più di 1200 unità di ostetricia o punti nascita, 305 dei quali in possesso dei requisiti strutturali organizzativi e di personale richiesti dalla legge per poter eseguire il prelievo di SCO a scopo di trapianto, accreditati presso le rispettive banche pubbliche di afferenza. La donazione di sangue placentare mediante il prelievo dal cordone ombelicale, per la donna che aderisce all’arruolamento, rappresenta senza dubbio l’occasione irrinunciabile di sentirsi utile e, per questo, gratificata.
L’ostetrica/o che opera nei diversi ambiti in qualità di professionista versatile e promotrice di salute, vede profilarsi le proprie responsabilità nei confronti della donazione di sangue placentare sotto alcuni aspetti salienti: legislativo, clinico, formativo ed etico.
Riguardo l’aspetto legislativo, è doveroso creare un preambolo dedicato all’importanza di conoscere la legislazione che disciplina la professione ostetrica.
Due concetti cardine che emergono e che possono meglio definire la responsabilità dell’ostetrica/o nel contesto “Donazione di sangue placentare” sono senz’altro “competenza e autonomia”.
“Competenza” può essere sinonimo di “capacità” che si sviluppa dalla conoscenza acquisita dal percorso formativo accademico, dall’aggiornamento costante e dall’esperienza.
“L’autonomia” è realizzabile proprio grazie alla consapevolezza dell’essere competente.
La responsabilità dell’ostetrica/o nella donazione di sangue placentare si configura, riguardo l’aspetto clinico, in differenti ambiti e in differenti momenti.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 18, Numero 1, anno 2020
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