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L’ostetrica ed il counselling nella donazione allogenica delle cellule staminali da cordone ombelicale
Quindi in Italia non è consentita la conservazione per uso unicamente autologo cioè personale del sangue del cordone ombelicale poiché considerata una procedura inappropriata dal punto di vista clinico-assistenziale, quindi non può essere compresa nei livelli essenziali di assistenza.
Le attività delle banche di sangue da cordone ombelicale, strutture deputate alla conservazione di cellule staminali emopoietiche cordonali, sono disciplinate, in primo luogo, dalla legge n. 219/2005 recante “Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati”, nonché dal d.lgs. n. 191/2007, che ha attuato e recepito la Direttiva europea 2004/23/CE in tema di tessuti e cellule relativamente alle norme di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani.
La legge 219/2005 sancisce che il Ministro della Salute, con proprio decreto, predispone l’istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di cordoni ombelicali ai fini di trapianto (art. 10, c. 3).
Il d.lgs. n. 191/2007 (art. 6, c. 1) prevede invece, con riferimento al settore dei tessuti e delle cellule, che siano definiti, con Accordo da stipularsi in Conferenza Stato-Regioni, i requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici degli istituti dei tessuti, comprese le banche cordonali.
La rete nazionale italiana di banche per la conservazione del sangue del cordone ombelicale, istituita con il DM del 18 novembre 2009 "Istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale", è attualmente composta da 18 banche attive distribuite su tutto il territorio nazionale ed è coordinata a livello centrale dal Centro Nazionale Sangue, in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti.
Le cellule staminali da sangue cordonale (SCO)

Il sangue del cordone ombelicale (SCO) è sangue fetale che circola dal feto alla placenta nelle due arterie ombelicali, come sangue venoso, e viceversa dalla placenta al feto, come sangue arterioso, nella vena ombelicale.4
Nel 1974 era stato osservato che nel sangue cordonale erano presenti cellule staminali emopoietiche. Da tale osservazione sono scaturiti una serie di studi e sperimentazioni, prima su animali da laboratorio e poi sull’uomo, che hanno confermato la possibilità di utilizzare il sangue cordonale come fonte alternativa di progenitori emopoietici a scopo trapiantologico.5
Dopo la prima esperienza di trapianto di sangue di cordone ombelicale (SCO), realizzato con successo in un paziente affetto da Anemia di Fanconi nel 1988, da donatore familiare HLA compatibile,6 successive esperienze hanno confermato la fattibilità del trapianto SCO da donatore correlato o non correlato HLA identico o parzialmente identico.

Nonostante il SCO abbia, una serie di vantaggi, sia di tipo organizzativo che biologico, legata all’uso di cellule staminali emopoietiche da sangue cordonale, (facile reperibilità, maggiore rapidità nell’identificazione di un donatore, possibilità di reperire donatori per pazienti appartenenti a minoranze etniche poco rappresentate nei registri di donatori adulti, possibilità di effettuare trapianti anche in caso di non com-pleta compatibilità HLA tra donatore e ricevente, minore severità di complicanze immunologiche, come la GVHD, minor rischio di trasmissione di malattie infettive) sono stati osservati alcuni svantaggi tra cui il più importante è rappresentato dal numero delle cellule staminali emopoietiche disponibili in ogni singola unità.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 18, Numero 1, anno 2020
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