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Strumenti di interazione per rinforzare e ricreare il bonding tra genitore e bambino

Il bonding: il legame della vita

Al giorno d’oggi è riconosciuto come la qualità del legameche si instaura tra bambino e genitori influisca sulle capacità che il bambino avrà, durate la crescita, di stringere legami e relazioni (1).
In gravidanza infatti, mamma e bambino dialogano tra loro, favorendo già in questa fase lo sviluppo mentale e relazionale del piccolo; ed è proprio in questo periodo di vita che il feto comprende le paure e le emozioni che prova la mamma, le quali possono riflettersi sul bambino stesso con conseguenze positive o negative, immediate o a lungo termine (1).
Si evince in letteratura che il bonding viene favorito da un’adeguata preparazione durante la gravidanza, dalle esperienze sensoriali positive che il feto ha nella vita intrauterina, da un parto più fisiologico possibile, dal contatto pelle a pelle precoce tra madre e bambino o con il padre e dall’allattamento iniziato già in sala parto o in sala operatoria (2).
In tutto questo entrano in gioco anche gli ormoni che vengono influenzati dallo stato d’animo della diade e che passano da mamma a feto e viceversa attraverso la placenta determinando modificazioni metaboliche e vascolari per la mamma ed uno sviluppo più o meno armonico per il feto (1).A tal proposito è stato dimostrato in letteratura come alcune donne con sintomi depressivi possano manifestare problematiche nello sviluppo di una relazione affettiva con il proprio bambino (1).
Allo stesso tempo, i fattori che ostacolano il bonding possono essere molteplici: l’ambiente non adeguato, il parto difficile o distocico, la presenza di patologie nel nucleo familiare (1; 3), l’utilizzo di farmaci, l’introduzione di pratiche mediche invasive e la separazione della diade/triade alla nascita o nei momenti successivi (2).
Quando il bonding si è realizzato parzialmente o ha necessità di essere consolidato, è possibile ricrearlo o rinforzarlo attraverso l’introduzione dei seguenti strumenti, interventi e/o modelli assistenziali:
- la consulenza perinatale (4);
- la valorizzazione della figura del padre (5);
- il taglio cesareo dolce (6);
- il contatto visivo; l’utilizzo di sorrisi, espressioni del viso e dialoghi tra genitori e neonato (3);
- il rooming-in (7);
- il contatto pelle a pelle (7; 2).
- l’allattamento a richiesta e precoce (3; 1);
- il re-bonding (8);
- l’holdinge il wrapping (1);
- la kangaroomother care (9);
- il massaggio infantile (2).


Per quanto riguarda l’utilizzo della voce, dalla letteratura si evince che il canto riduce l’ansia nelle mamme, aumenta la produzione di latte, influenza lo sviluppo del cervello e delle capacità linguistiche del feto, riduce il rischio di complicanze cardio-respiratorie nei neonati, favorisce il legame con il bambino già a partire dalla vita intrauterina e funge da analgesia sia per la mamma che per neonato; in più dopo la nascita il neonato riesce a riconoscere la voce materna e paterna, ricordando le esperienze sensoriali prenatali che ha avuto (10).
Per quanto riguarda il neonato ricoverato si può constatare che viva una situazione di profondo stress, la quale ha delle ripercussioni negative sui sistemi omeostatici deputati al controllo dell’attività respiratoria e cardiaca; accanto ai segni fisici si possono osservare i segni distintivi dello stress: torpore, ipotonia, apatia, rifiuto, ipo-reattività agli stimoli; inoltre, i genitori possono non avere sufficienti opportunità per instaurare e sviluppare la relazione primaria con il loro figlio nelle prime settimane di vita (11).
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 19, Numero 2, anno 2020
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