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Il neonato a termine: la trasfusione placentare
Nell’ambito della letteratura scientifica non esiste, ad oggi, una definizione precisa e condivisa di clampaggio precoce e tardivo. Più precisamente, per quanto riguarda il clampaggio precoce o immediato, vi è una relativa uniformità di consenso nel ritenerlo tale se eseguito entro 15 secondi dall’espulsione del neonato, sia a termine che pretermine. Le opinioni relative al clampaggio tardivo sono invece difformi. In questo scritto sarà utilizzata la definizione tratta dalla letteratura scientifica più recente ossia:
• Clampaggio tardivo del neonato a termine quello eseguito al cessare delle pulsazioni; (che nella maggior parte dei casi avviene entro i primi tre minuti)
• Clampaggio tardivo del neonato pretermine praticato oltre i 30 secondi.

Al momento del parto, il neonato è ancora collegato alla madre attraverso il cordone ombelicale che è parte della placenta. Il neonato è solitamente separato dalla placenta con il clampaggio del cordone tramite due pinze.
Una pinza viene posta vicino all’ombelico del neonato e la seconda a breve distanza dall’altra; dopo di che il cordone viene tagliato. Si pensa che una volta nato attraverso il clampaggio e il taglio del cordone il neonato venga separato dalla madre, in realtà si separa dalla circolazione placentare. La placenta è l’organo respiratorio del feto fino a che, alla nascita, il sangue giunge ai capillari che avvolgono gli alveoli e i polmoni divengono pienamente funzionanti.
Se il cordone non viene clampato immediatamente, la circolazione ombelicale cessa quando le arterie ombelicali si chiudono e il cordone smette di pulsare. Clampare il cordone arbitrariamente pone quindi fine alla “circolazione placentare postnatale”. Inizialmente, il flusso sanguigno cordonale continua mandando sangue ossigenato al feto mentre la respirazione si stabilizza assicurando un buono scambio nell’apparato respiratorio. Al momento del primo respiro la riduzione della pressione intratoracica manda il sangue ai polmoni dalla vena ombelicale.
In utero il volume di sangue dell’unità feto placentare è di circa 115cc/Kg di peso fetale; avvicinandosi al termine della gravidanza la quantità di sangue fetale aumenta dai 55-60cc/Kg delle 30 settimane di gestazione ai 70cc/Kg delle 40 settimane, a scapito del sangue placentare che si riduce rispettivamente da 55-60cc/Kg a 45cc/Kg. Al momento della nascita si instaura un fisiologico gradiente pressorio che fa si che da 50 a 160cc di sangue (20-35cc/Kg) passino dalla circolazione placentare al neonato, giungendo alla fine ad una distribuzione che sarà di 85-100cc/Kg nel neonato e 10-15cc/Kg nella placenta.

Tale gradiente è dovuto a:
- variazioni pressorie della circolazione e dei gas ematici neonatali: l’inizio della respirazione comporta una diminuzione delle resistenze polmonari con aumento della circolazione polmonare, aumento della O2, vasocostrizione delle arterie ombelicali, prima, e del dotto di Botallo poi. La perfusione polmonare rappresenta solo l’8% della gettata cardiaca durante la vita intrauterina ma aumenta fino al 45% immediatamente dopo la nascita;
- contrazioni uterine: provocano un aumento della pressione ematica nel cordone ombelicale;
- nuovo ambiente extrauterino: forza di gravità ed esposizione all’aria con scomparsa della pressione idrostatica presente esternamente al feto.

In condizioni fisiologiche, la prima “ondata” di sangue arriva al neonato tra 10”- 15”, in seguito alla contrazione della nascita, seguita da una seconda ondata causata dalla prima contrazione post-partum che avviene, in condizioni fisiologiche, mediamente dopo 2’- 2’30”.
Questo gradiente pressorio dura circa tre minuti dopo i quali si crea una situazione di equilibrio. Il volume supplementare di sangue trasferito al neonato durante questo momento è definito trasfusione placentare.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 20, Numero 1, anno 2021
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