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Il neonato a termine: la trasfusione placentare
Per un neonato a termine, la trasfusione placentare media è di 19 ml/kg del peso alla nascita (circa 80-100 ml di sangue), equivalente al 21% del volume finale di sangue del neonato che viene ridotto di circa il 20-35% se il cordone viene clampato immediatamente. Grazie alla trasfusione placentare il neonato scarica nel sangue cordonale l’acidosi metabolica prodotta dall’adrenalina fetale, per contro le arterie ombelicali risentono dell’ondata alcalina della placenta che funge da tampone. La cessazione del circolo ombelicale avviene gradualmente, con notevole variabilità individuale, correlata al raggiungimento dell’equilibrio pressorio, alla chiusura prima delle arterie ombelicali e successivamente della vena ombelicale.

La trasfusione placentare alla nascita è quindi un fenomeno fisiologico dinamico che avviene secondo tempi definiti ed è influenzabile da numerosi fattori, tra cui:

• il momento del taglio del cordone: tanto più il taglio sarà tardivo, nell’arco dei primi 3 minuti, tanto più la trasfusione placentare si completerà: viceversa un taglio molto precoce ridurrà la quantità di sangue che passa al neonato;

• la forza di gravità;

• la pervietà dei vasi ombelicali: ostruzioni per compressioni, nodi veri, etc;

• tipo di parto: nel parto cesareo d’elezione manca l’effetto del travaglio e delle contrazioni uterine, assieme a quello delle fisiologiche variazioni ormonali associate, che nel parto spontaneo facilitano il successivo adattamento cardiocircolatorio e respiratorio del neonato;

• eventuale utilizzo di un farmaco uterotonico. Tutti questi fattori influenzano la dinamica della trasfusione placentare e hanno effetti significativi in particolare nel primo minuto di vita, andando poi gradualmente a diminuire d’importanza a 3 minuti.

In un recente studio caso-controllo condotto nell’anno 2008 presso l’Università degli studi di Padova gli autori hanno dimostrato tramite la Spettroscopia vicino all’infrarosso (NIRS, Near Infrared Spectroscopy) e l’ecocardiografia M-mode i vantaggi del clampaggio tardivo (a 4 minuti) rispetto al precoce (a 30 secondi). In particolare nei nati da clampaggio tardivo la maggior trasfusione placentare ha prodotto nel neonato valori più alti di ematocrito ed emoglobina (Ht mediana 62% vs 54%) (Hb mediana 17,2 g/dl vs 15 g/dl) e un aumento del diametro ventricolare sinistro a fine diastole (1,7 cm vs 1,5 cm) senza modificazioni della perfusione periferica, del metabolismo dell’ossigeno e dei valori di bilirubina. In ultima analisi la maggior trasfusione placentare potrebbe migliorare l’adattamento extrauterino del neonato, principalmente per la redistribuzione del sangue capillare, prevenendo l’ipovolemia e la relativa ischemia.

Una revisione della letteratura scientifica: Cochrane Library e Jama

Due recenti review sistematiche (Jama 2007, Cochrane Library 2008) hanno comparato gli effetti del clampaggio precoce e tardivo nei neonati a termine. Sebbene entrambe giungano alle stesse conclusioni, l’ultima review ha considerato gli studi randomizzati che prendessero in considerazione oltre all’outcome neonatale anche quello materno. La review della Cochrane Library ha esaminato 11 studi che hanno coinvolto un campione di 2989 coppie madre-bambino nati sia da parto naturale che da taglio cesareo (Cernadas 2006).

Non sono state rilevate significative differenze tra il clampaggio precoce e quello tardivo per quanto concerne il secondamento manuale e l’emorragia postpartum né modesta (500-1000ml) né di grado severo (>1000ml) in nessuno degli studi coinvolti.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 20, Numero 1, anno 2021
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