Il neonato a termine: la trasfusione placentare

Il clampaggio tardivo fa si che la diminuzione dei livelli di emoglobina sia meno marcata (circa 1g/dl) a 3 mesi se comparata con il clampaggio precoce. La maggior quantità di emoglobina e ferro che il neonato riceve (da 30 a 50mg di Fe+++) riduce significativamente il rischio di anemia sideropenica a 3 e 6 mesi migliorando anche la crescita e lo sviluppo neurologico globale. In generale, è un vantaggio raccomandato per tutti i neonati, ma è particolarmente rilevante per le popolazioni a basso livello socio-economico e sanitario e nei nati da madre anemica, in cui tali rischi sono più elevati. Permette inoltre un contatto precoce più prolungato tra madre e neonato, cosa questa che favorisce il bonding e facilita l’allattamento al seno.
Si può quindi condividere l’affermazione di Alfredo Pisacane: “la trasfusione placentare è una soluzione economica e fisiologica!”.

Vi sono poi condizioni non fisiologiche in cui la miglior condotta da tenere riguardo al taglio del cordone è tuttora dibattuta:
• nelle condizioni di ipossia cronica (come nel caso del neonato con restrizione di crescita) poiché già a rischio di ipossia indotta da policitemia. L’atteggiamento ostetrico e neonatologico prevalente e comunque ad oggi suggerito anche dalla letteratura scientifica è quello di clampare immediatamente il cordone proprio per ridurre un ulteriore sovraccarico ematico;
• nel neonato asfittico che necessita di rianimazione. Nonostante questo è possibile che il non tagliare il cordone e mantenere la circolazione cordonale e placentare abbia effetti benefici sul sostegno del circolo.
Per quanto riguarda il neonato pretermine tutti gli studi trovati hanno dimostrato che il clampaggio tardivo (tra 30 e 120 secondi) è praticabile e sicuro sia per la madre che per il bambino.

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Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 20, Numero 1, anno 2021