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Il periodo prenatale: un momento ricco di esperienze
Il feto, secondo alcuni studiosi, è depositario delle emozioni materne. Ciò implica che nei soggetti caratterizzati da fiducia in sé e autostima, fin dalla vita prenatale sia stato percepito l’essere amati, accolti e desiderati. Al contrario, è stato affermato che molto probabilmente i bambini affetti da alcune patologie sul piano psichico abbiano vissuto particolari traumi o esperienze negative nel periodo prenatale. Ecco perché il vissuto relativo alle esperienze emozionali e psichiche intrauterine si pone come l’origine e il fondamento della formazione del “Sé”.
Lo studioso D.W. Winnicot fu il primo (1958) a rilevare come la comunicazione che si instaura tra la madre e il feto sia determinante per la relazione di attaccamento e per il successivo sviluppo psichico del bambino. Difatti, sono stati osservati i comportamenti di attaccamento che il neonato manifesta fin dalle prime ore di vita con la madre e si è giunti alla conclusione che il legame bambino/madre dopo la nascita non è un fenomeno primario, bensì è il prolungamento del contatto intrauterino durato nove mesi. Basti pensare che numerosi studi hanno messo in luce l’esistenza di una certa sincronizzazione e correlazione tra la frequenza cardiaca materna e quella fetale, riscontrando che il suono predominante nell’ambiente uterino è il battito cardiaco della madre, prima esperienza sonora del feto (Giustardi, 2018).

Ora, è stato anche dimostrato che il bambino appena nato riesca ad individuare il battito della madre in mezzo a quello di altre donne alle quali sperimentalmente venga accostato. Allo stesso modo si è constatato che la forte relazione simbiotica tra lo stato emotivo materno e quello fetale è evidenziabile anche subito dopo la nascita.
Durante tutta la gravidanza si sviluppa tra il feto e i genitori un legame forte ed unico. Volendo sintetizzare le osservazioni fin qui proposte, possiamo affermare prima di tutto che la psicologia prenatale e perinatale, riconoscendo al nascituro le capacità di ricevere, elaborare e rispondere a stimolazioni intra ed extrauterine (anche a contenuto emotivo), collochi dunque l’inizio della vita psichica nello stadio prenatale.
 
Tale disciplina ha evidenziato come i vissuti legati al periodo trascorso nell’utero materno rappresentino le fondamenta su cui si costruiscono le successive fasi di sviluppo. Alla base di questa osservazione è presente l’ipotesi secondo cui, nel corso dei nove mesi di gestazione, il bambino riceve i primi condizionamenti e subisce i primi traumi.

Il feto partecipa a tutte le esperienze vissute dalla madre e riceve da lei attraverso la placenta le informazioni di natura metabolica, endocrina, emotiva e psichica. Si può quindi affermare che il feto sia vero protagonista di se stesso selezionando gli stimoli che lo interessano e che inoltre presenti una precisa personalità evidenziabile fin dalle prime ore di vita.

La vita umana non è dunque una tabula rasa che si riempie e si modella solo a cominciare dalla nascita.
Questo modellamento avviene prima nella vita intrauterina; esso è sicuramente il risultato di più fattori che interagiscono, ma un ruolo fondamentale è svolto dal nascituro fin dallo stadio embrio-fetale.
Il neonato nasce già provvisto di un bagaglio esperienziale e pronto ad iniziare la sua esplorazione post-natali.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 22, Numero 3, anno 2021
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