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Overview sul bonding

A. Giustardi, A. Semjonova
Come ha sottolineato anche il neonatologo Relier, “Il Legame che unisce una madre a suo figlio, e viceversa, è un legame che non è esclusivamente biologico, ma anche intessuto d’amore, d’affetto e, talvolta, d’angoscia, e che esso è determinante già molto tempo prima della nascita”. Uno studio su donne che si sottoponevano a diagnosi prenatale ha dimostrato la presenza del bonding prenatale già a dieci settimane di gestazione. Dunque, la relazione tra mamma e bambino si origina ben prima della nascita, influenza la qualità della relazione postnatale ed è considerata un indicatore della competenza della madre nel prendersi cura del proprio bambino e della sua sensibilità nell’interazione. Si tratta di un legame costituito da un elevato contatto empatico che si alimenta di scambi emotivi e sensoriali che hanno poi conferma al momento del parto, in cui il bambino immaginario diventa reale.
Diversi studi hanno dimostrato che è possibile incrementare il bonding prenatale favorendo nelle madri un aumento della consapevolezza dell’esistenza del feto, informando i genitori in merito allo sviluppo fetale e incrementando la percezione materna del feto, ad esempio contando per alcuni giorni i movimenti fetali. Pertanto un’attenzione al feto, evidenziata dal desiderio di conoscenza e curiosità unitamente a una preoccupazione tesa alla protezione del benessere fetale, sarebbe indice del formarsi di un’area di pensiero verso il feto e di un investimento affettivo dei genitori verso il bambino atteso.
Il bonding dunque influenza lo sviluppo psico-fisico del feto e pone le basi per la relazione futura madre-bambino poiché dà vita a tutto il processo di attaccamento.
Con analisi del bonding si intende l’analisi della relazione madre-bambino, con lo scopo di verificare l’esistenza e la qualità della relazione della madre (e del padre) con il bimbo prenatale.
Come abbiamo visto, grazie alle avanzate tecnologie ecografiche si vede come il feto si orienti e percepisca l’ambiente materno. Infatti, il primo organo di senso che il feto sviluppa è il tatto, e, in ordine di tempo, il gusto, l’olfatto, l’udito e la vista, dimostrazione della precocità delle sensazioni propriocettive e della straordinaria competenza a vivere del feto. Secondo la Mieli, per il bambino la mamma è “uno stato, uno stare piacevolmente dentro, una situazione fisica ed emotiva di benessere. E così sarà anche nei primi mesi dopo il parto: il bambino sarà naturalmente orientato a ricercare lo stato di piacere che lo ha accompagnato nella vita dell’utero e che è l’unica esperienza che conosce a partire dalla quale nascerà, per allargamento esperienziale, il suo contatto via via più ampio con il mondo della vita.”
Un altro ricercatore interessato allo studio della relazione che si instaura fra madre e figlio nei primi anni di vita del bambino è stato il dottor Harry Harlow , docente all’Università del Wisconsin. Al contrario dei suoi contemporanei, sospettava che vi fosse qualcosa di più, che la simbiosi fra figlio e genitrice nascondesse un tipo di bisogno primario molto più forte; che quel legame così assoluto avesse insomma uno scopo ben più profondo del ricevere cibo o protezione.
Una tecnica che favorisce il contatto prenatale è l’haptonomia. Tale disciplina è stata fondata nel 1945 dal medico olandese Frans Veldman (1921-2010) e studia l’affettività espressa attraverso il contatto tattile. Il nascituro che può sperimentare il contatto amorevole a partire del grembo materno riceve un piacere e una conferma di sé che contribuiscono alla costruzione della sua sicurezza affettiva ed emotiva, che in seguito lo aiuterà ad affrontare le sfide della vita e a assaporarne la ricchezza.
L’educazione prenatale è la promozione di una buona relazione nella triade (mamma, papà, bimbo) in formazione. Per giungere a questo scopo è necessario fornire alla coppia adeguate informazioni circa le loro competenze emozionali e circa le capacità che il loro piccolo ha di mettersi in relazione con loro e di vivere la propria esistenza fisica e psichica e permettere ai genitori di trovare, in modo libero e non costrittivo, il canale più adatto per manifestare concretamente il loro amore al figlio.

Nessuna funzione, nessun pattern motorio inizia con la nascita, ma tutto esiste già prima, in quell’altro universo che è il ventre materno, durante quei mesi che sono i più importanti della nostra vita.

Ernesto Tajani
A. Giustardi, A. Semjonova
Rivista Italiana online "La Care" Vol 9 No 3 anno 2017- pagina 33 - Avanti »