Overview sul bonding
A. Giustardi, A. Semjonova
Bowlby infatti ritiene che il legame che unisce il bambino alla madre non è una conseguenza del soddisfacimento del bisogno di nutrizione, bensì è un
bisogno primario, geneticamente determinato, la cui funzione è garantire la crescita e la sopravvivenza biologica e psicologica del bambino. Egli ritiene che la ricerca della vicinanza sia la manifestazione più esplicita dell’attaccamento.
Gli esperimenti sull’imprinting consentono a Bowlby di trovare un’evidenza scientifica al perché le vicende delle quali si fa esperienza hanno un peso diverso in funzione della fase dello sviluppo in cui l’individuo si trova, al motivo per cui sono le modalità precoci di accudimento a influenza re la costruzione della personalità e al fatto che queste, se distorte o carenti, determinano le condizioni per le quali l’individuo non evolve secondo percorsi sani.
BONDING…
L’ attaccamento prenatale, detto anche bonding, è il legame che la madre e il padre sviluppano nei confronti del loro bimbo in fase prenatale. La qualità di tale legame è estremamente importante per lo sviluppo psicobiologico del bambino prima e dopo la nascita e della relazione di attaccamento.
Mecca Cranley nel 1981 ha coniato per la prima volta il costrutto dell’ attaccamento prenatale definendolo come “ La misura in cui le donne si coinvolgono in comportamenti che rappresentano forme di affiliazione e interazione con il loro figlio non ancora nato e ha inoltre scritto che essenziale per questo sviluppo è la considerazione dell’identità della donna, la sua identità di ruolo, l’identità del suo feto in via di sviluppo, e, forse ancora più importante, la relazione tra se stessa e il feto.
La Cranley ha così proposto un modello multidimensionale per misurare l’attaccamento prenatale, la Maternal-Fetal Attachment Scale (MFAS), composta da sei diverse dimensioni (la differenziazione tra sé e il feto, l'interazione con il feto, l’attribuzione di caratteristiche al feto, il donarsi, l’assunzione di ruolo e la nidificazione).
Altri ricercatori ( Müller e Condon) hanno proposto varianti di questa scala, inserendo l’influenza che la donna ha rispetto all’esperienza avuta con la propria madre, i pensieri e i sentimenti materni rispetto al bambino. Al momento attuale, continuano le ricerche per dimostrare come la qualità dell'investimento affettivo prenatale influisca sui processi della gravidanza, del parto, sulla successiva relazione di attaccamento genitori-bambino e sullo sviluppo psichico infantile.
In questo senso, ha assunto sempre maggior interesse l’area di studio sulle fasi prenatali dello sviluppo con particolare riferimento al rapporto che i genitori sviluppano, in un’area intermedia tra fantasia e pensiero, verso il bambino atteso.
Negli ultimi vent’anni si è sviluppata una specifica area d’indagine che esplora gli atteggiamenti, i comportamenti, le rappresentazioni e le fantasie che si sviluppano nella mente dei genitori nei confronti del feto, definito come attaccamento prenatale.
Tra gli anni ‘70 e ‘80 i pediatri Marshall H. Klaus e John H. Kennell hanno osservato come le madri si comportano con i loro bambini subito dopo il parto quando si dà loro la libertà di fare come preferiscono.
Klaus, Trause e Kennel descrivono come una madre, subito dopo la nascita del figlio, lo prende in braccio e comincia ad accarezzargli il volto con la punta delle dita. A questo gesto il bambino si acquieta. Presto la madre si mette a toccargli la testa e il corpo con il palmo della mano e, nel giro di cinque o sei minuti, è facile che lo accosti al seno. Il bambino risponde leccando a lungo il capezzolo. “Subito dopo il parto”, notano gli autori, “le madri sembrano in uno stato di estasi”, e, cosa assai interessante, anche gli osservatori diventano estatici.
Klaus e Kennell descrivono il legame della madre al suo bambino come bonding e il legame del bambino alla mamma come attaccamento.
Attaccamento e bonding riferiscono allo stesso fenomeno: il legame della madre e del bambino l’uno all'altra.
La diversa terminologia riflette la differenza di prospettiva che esiste quando i fenomeni sono esplorati dal punto di vista della madre o del bambino. Klaus e Kennell descrivono le ore dopo la nascita come un “periodo sensibile" .
Per loro la formazione del legame si verifica all’interno di un’esperienza continuativa che inizia con la storia di ciascun genitore e continua con la gravidanza, la nascita, i giorni successivi al parto e i primi mesi di vita del bambino. Klaus e Kennel individuano anche degli indicatori della presenza del legame: comportamenti quali il baciare, vezzeggiare, guardare a lungo, comportamenti che mantengono il contatto ed esprimono affetto. Un forte legame genitore-bambino migliora la capacità di rispondere ai bisogni del bambino e rafforza l’attaccamento sicuro del bambino al genitore: avere un attaccamento sicuro significa che il bambino ha una base sicura da cui partire per esplorare il mondo circostante e a cui sa di poter tornare per trovare protezione, sicurezza, consolazione.
A. Giustardi, A. Semjonova
Rivista Italiana online "La Care" Vol 9 No 3 anno 2017- pagina 32
- Avanti »