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Breast crawl: il tepore attrattivo dell’areola mammaria
Divisione di Medicina Perinatale, Policlinico Abano Terme, Abano Terme, Italia
L. Giliberti, A. Meneghello, F. Volpe, R. Maione, G. Straface, A. Giustardi, V. Zanardo
La diade madre-neonato risulta vicendevolmente interattiva subito dopo il parto, quando scatta la così detta ‘golden hour’, finalizzata a far collimare ed incontrare l’istinto materno di offerta del seno, con l’istinto di sopravvivenza del suo nato, che si riversa verso l’areola nella ricerca della nutrizione lattea.
“Nei mammiferi, il capezzolo e l’area epidermica ad esso circostante (l'areola, nella nostra specie) costituiscono le aree del corpo femminile che obbligatoriamente e ricorrentemente entrano in diretto contatto con -la bocca- del neonato. La struttura del plesso capezzolo-areola è il risultato di un’evoluzione selettiva per l'ottimizzazione di un adattamento reciproco tra la mamma e il suo neonato” [1].
È conoscenza consolidata come i nuovi nati, sani e a termine, posti skin-to-skin sul grembo materno, presentino un’innata e istintiva abilità nel dirigersi, senza incertezze, verso l’areola del seno della propria mamma [2,3]. I benefici del precoce skin-to-skin sono stati ben evidenziati da un magistrale lavoro di Windstrom e colleghi dell’Istituto Karolinska. Questi hanno dimostrato come “un precoce contatto tra il bambino e l’areola del seno materno, possa influenzare positivamente la relazione madre-neonato nei primi giorni dopo il parto.” [3].
 L’istinto del neonato di ricerca del capezzolo, una volta posto a contatto del seno materno, è chiamato breast crawl ed è stato descritto per la prima volta in Svezia, presso il Karolinska Hospital, nel 1987 da Widström et al. [4].
All’interno di tale studio focalizzato sugli effetti negativi dell’aspirazione orogastrica in sala parto, per la prima volta, sono stati dettagliati fotografie e monitoraggi della scalata neonatale dal grembo verso il seno, in neonati sani e subito dopo il parto. Si è osservato in particolare come, ancorché non indirizzati, i neonati riescano a trovare da soli il capezzolo materno ed inizino così a nutrirsi già entro i primi 40 minuti di vita. Gli autori ci indicano e descrivono timing precisi della scalata neonatale, etichettandoli in “Retching”, “Spontaneous sucking movements”, “Spontaneous rooting behaviour” fino ad arrivare all’“Hand to mouth movements” con una esaustiva apertura della bocca sopra il capezzolo e l’inizio della suzione spontanea.
L’organizzazione temporale della suddetta scalata nutrizionale verso l’areola materna veniva quindi per la prima volta puntualizzata e portata all’attenzione del mondo scientifico [4].
Con finalità differenti sono stati successivamente pubblicati altri studi inerenti al breast crawl: a partire dagli effetti di ulteriori fattori ostacolanti [5], per indagare poi i meccanismi biologici sottostanti alla scalata verso il seno [6-8] ed i vantaggi ad esso collegati [9,10].
Attualmente la routine della sala parto, prevede che l’ostetrica posizioni skin-to-skin il neonato sul grembo della propria madre, subito dopo il parto [10]. Ma perché possa effettivamente realizzarsi la naturale ricerca dell’areola mammaria da parte del neonato, la posizione più appropriata è quella suggerita dalla Varendi, antesiniana della scuola Karolinska, quindi con “il neonato posto prono tra i due seni”, e risulta inoltre essenziale che questo sia “con gli occhi a livello dei capezzoli” perché possa completarsi effettivamente la prima spontanea suzione [6].

Ad oggi, che celebriamo i 30 anni dalla descrizione del breast crawl, sembra incredibile pensare che per decenni, sia gli operatori sanitari che i genitori, abbiano ritenuto che un neonato non sapesse cosa fare per succhiare il seno della propria madre. Il bambino ed il suo istinto di sopravvivenza, invece, “sanno” come intraprendere il primo meraviglioso viaggio verso il seno. L’istinto neonatale di ricerca areolare è però corroborato dall’istinto materno di offerta del seno: le mani salde e sicure di una madre, che aiutano e sorreggono il proprio nato e lo accompagnano al petto, sono qualcosa di essenziale e fondamentale sia per la costruzione dell’assetto materno, sia di aiuto per la prima suzione. Numerosi sono gli aspetti che concorrono ad influenzare tale legame. Il complesso areolare femminile umano è infatti il punto di arrivo di una naturale progressione dalla nascita all'allattamento al seno, legata a funzionalità chimiche e biofisiche che promuovono la ricerca del seno subito dopo la nascita. [11,12].
Questa interazione diadica è non di meno sempre stata osservata e descritta, fin dalle prime immagini dei padri svedesi del breast crawl: la sicura presa materna è di conforto e aiuto nella scoperta del seno e nell’arrivo alla prima suzione [4].
È importante quindi considerare come la ricezione sensoriale del neonato, già attiva in grembo, si acutizzi durante la suddetta golden hour in un’esplosione di sensi che lo conducono, attivando tutte le sue potenzialità, al seno della propria mamma. Quest’ultima, così, diverrebbe fonte di una grande varietà di input olfattivi, visivi, uditivi e tattili per il neonato [5,11].

Tra gli stimoli sensoriali fino ad ora più studiati, in relazione al breast crawl, ci sono sicuramente quelli olfattivi. Alcuni studi hanno infatti dimostrato come l’odore naturale del seno di una madre, sia un richiamo importante per il suo neonato [7,8,11].
L. Giliberti, A. Meneghello, F. Volpe, R. Maione, G. Straface, A. Giustardi, V. Zanardo
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