Breast crawl: il tepore attrattivo dell’areola mammaria
Divisione di Medicina Perinatale, Policlinico Abano Terme, Abano Terme, Italia
L. Giliberti, A. Meneghello, F. Volpe, R. Maione, G. Straface, A. Giustardi, V. Zanardo
Questo in particolare ci è descritto dalla Varendi e dai suoi collaboratori della Tartu University Children’s Hospital in Estonia, grazie ad uno studio condotto su 22 neonati a termine, osservati tra le 36 e le 80 ore dal parto, nel quale viene descritto come i neonati preferiscano e si dirigano spontaneamente verso dischetti di cotone pregnanti dell’odore materno, piuttosto che verso dischetti di cotone puliti. In particolare nello studio è sottolineato come il cotone sia stato precedentemente posto sull’areola materna evitando il contatto con il latte colostrale. Questo, dimostrerebbe come “il naturale odore del seno non supportato da altri stimoli materni sia sufficiente ad attrarre e guidare i neonati al seno.” [8].
In aggiunta a quanto già detto, è bene evidenziare come anche il contatto epidermico a cui viene esposto il neonato, durante il breast crawl, abbia una serie di ripercussioni positive sia sulla madre che sul suo bambino; per esempio il solo contatto col seno materno assicura al neonato una stabilità termica per lui essenziale nei primi istanti di vita [11]. È stato possibile osservare come la vicinanza materna ed il contatto fisico, inibisca il pianto, così come nel rilascio di ossitocina nella madre aumentando il successo di allattamento al seno a breve e lungo termine e quindi facilitando la creazione di un forte legame diadico [3,11]. Il tocco di una mamma, sicuro e delicato allo stesso tempo, riscalda e tranquillizza, e in ugual modo sollecita il senso tattile proprio del neonato.
Il cammino naturale, spontaneo, che il neonato compie verso il capezzolo suscita ancora, dopo 30 anni, moltissime domande.
Vuorenkoski e collaboratori hanno dimostrato come “durante i primi giorni di allattamento il pianto del neonato aumenti la temperatura dell’areola mammaria” [13], successivamente confermato anche da Schaal e il suo team dell’Universitè de Bourgogn che confermano come “il Plesso vascolare subareolare di Haller
conferisca alla medesima regione una temperatura superficiale più alta se
comparata al capezzolo e alla restante parte del seno. Questa caratteristica
termica potrebbe regolare la quantità di esalazioni olfattive proprie del seno,
aumentando così l’effetto attrattivo -sul neonato-”.
A seguito di queste
scoperte, ricercatori del Policlinico di Abano Terme hanno concentrato la loro
attenzione sul tepore attrattivo dell’areola mammaria. È stato ipotizzato
infatti che una maggior temperatura possa aiutare il bambino a localizzare il
capezzolo e ad attaccarvisi, questione di primaria importanza per la prima
esperienza di suzione [12].
Inoltre, la diffusione di molecole con caratteristica salienza è presumibilmente potenziata dai relativi innalzamenti di temperatura areolare in un’ottica di necessità di maggior apporto sanguigno da parte dei capillari che irrorano la regione. Gli odori del seno, che vengono esalati da un maggior calore della pelle, sono come già accennato, un importante fattore che facilita l’allattamento al seno, aiutando il bambino a riconoscere la propria mamma e di prendere parte attiva nel bonding della diade [6,14].
È stato quindi suggerito che il tepore dell’areola mammaria possa guidare il neonato nella sua ricerca del seno.
Sono state valutate 70 donne a termine, con i loro rispettivi neonati, in seconda giornata post-partum.
Si è potuto evidenziare per tanto come la temperatura areolare aumenti in modo significativo rispetto al quadrante limitrofo nelle 48 ore dopo il parto. Per tanto, si è ritenuto che “la temperatura più alta della regione areolare possa agire come segnale termico per guidare il neonato direttamente al seno e alla progressione naturale dalla nascita al breastfeeding coontinum” [12].
In seguito a questa descrizione di un possibile segnale termico quindi, è stato dagli stessi ricercatori ipotizzato che la vera guida termica per il neonato fosse data dal delta creato tra il gradiente di temperatura dell’areola materna e le labbra del neonato, così da guidare quest’ultimo direttamente al capezzolo, assieme ad altri input sensoriali, nel naturale cammino dalla nascita al seno [15]. È stato dimostrato come la temperatura dell’areola mammaria aumentasse significativamente dopo il parto, specificatamente di mezzo grado centigrado. Inoltre, per la prima volta è stato anche dimostrato che la temperatura delle labbra del neonato fosse in prima e seconda giornata dopo il parto più bassa della temperatura della fronte di più di un grado (33.33 ±0.92 C° versus 34.58 ±0.51 C°, Δ =-1.24, p <0.01 in prima giornata e Δ=-1.02 C°, p =0.001 in seconda giornata) [15].
Il gradiente termico derivante da queste due temperature, quella materna e quella neonatale, è quindi probabilmente un sigillo ulteriore di conferma di quanto il tepore dell’areola mammaria possa essere attrattivo: per la prima volta si potrebbe dunque parlare di un riconoscimento termico neonatale del seno materno, culminato dall’esaustiva apertura della bocca da parte del neonato esattamente sopra il capezzolo della propria mamma.
La meravigliosa scoperta e descrizione del breast crawl, nonostante le sue
incredibili potenzialità e vantaggi, non ha ancora effettivamente ed
estensivamente raggiunto in modo adeguato chi possa beneficiarne appieno, ovvero
le madri ed i neonati.
L. Giliberti, A. Meneghello, F. Volpe, R. Maione, G. Straface, A. Giustardi, V. Zanardo
Rivista Italiana online "La Care" Vol 9 No 3 anno 2017- pagina 5
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