La forma del cranio nel neonato e approccio osteopatico
M. Censi, I. Kejklickova, A. Eliasova, S. Losurdo, G. Renzi
La craniostenosi è la chiusura precoce di una o più suture, che hanno dei tempi di chiusura determinati geneticamente. Non si chiudono tutte nello stesso momento, perché sono regolate geneticamente ma anche dall’azione dell’encefalo, che, infatti, non spinge in maniera uniforme ma in maniera differente per tempi e segmenti. Il cranio, di conseguenza, passa da essere una struttura aperta nel bambino a una struttura chiusa nell’adulto, assumendo come dato di fatto che dall’età di tre anni ci sia questo cambiamento da struttura molto mobile a struttura poco mobile. Si è visto, infatti, che in caso di pressione importante in settori ben precisi della testa dall’interno, la sutura corrispondente può allargarsi anche nell’adulto (nel caso di un angioma nella zona coronale si ha un’apertura della stessa).
Per quanto riguarda le fontanelle, le più importanti sono la bregmatica, la lambdoidea e le asteriche. Ci sono molte fontanelle accessorie, che rientrano nella normalità. La chiusura precoce della fontanella bregmatica è una delle cause di consulenza neurochirurgica. Secondo alcuni neurochirurghi, questa non è mai da considerarsi una craniostenosi, perché questa fontanella può chiudersi senza determinare alcun problema.
Dal punto di vista meramente osteopatico bisogna dire, che nel caso ci si trovasse di fronte ad una chiusura precoce di una fontanella, vale la pena di lavorare su tutte le altre suture al fine di garantire una buona elasticità del sistema.
Le craniostenosi inducono un’anomalia della volta cranica, del basi-cranio e una conseguente mal posizione delle orbite. Queste tre cose danno l’evidenza clinica di un paziente portatore di craniostenosi. Bisogna dire, inoltre, per sfatare un luogo comune, che nelle craniostenosi il cranio non è mai piccolo. La scafocefalia, la craniostenosi più comune, si manifesta con una macrocrania. Qualora ci si trovasse in Occidente con una microcrania, la prima domanda che ci si deve fare è perché “il cervello non spinge”. C’è una sola craniostenosi di origine genetica ad appannaggio dei paesi dell’Africa settentrionale, che è l’oxicefalia, che si manifesta con cranio piccolo. Le T.A.C. tridimensionali hanno permesso di tipizzare meglio le craniostenosi ma soprattutto di capire di come attuare una chirurgia più mirata. Si è passati, quindi, da una chirurgia di “smontaggio” e “rimontaggio”
a una chirurgia molto mirata. Con la T.A.C. tridimensionale si calcolano anche i
volumi delle fosse. Tutti questi calcoli ora non sono più necessari e la T.A.C.
tridimensionale non si richiede più, perché i raggi X sono nocivi. È stata
sostituita dalla RM, che è un esame innocuo, si può fare senza anestesia nei
centri pediatrici e permette di visualizzare perfettamente il contenuto.
I fenotipi più classici per quanto riguarda la craniostenosi sono il dolicocefalo, il trigonocefalo, il brachicefalo, il plagiocefalico anteriore, il fenotipo lambdoide.
Alcuni di questi fenotipi hanno delle caratteristiche genetiche ben precise e la scoperta di quest’aspetto è molto importante soprattutto nelle sindromi cranio-facciali. Altri non le hanno ma è probabile che non sia stato ancora riconosciuto il gene responsabile. Ora gli studi procedono più velocemente, perché esistono delle macchine che “svolgono” il genoma umano mentre una volta bisognava farlo manualmente, anche se dopo anni di studio con queste macchine non si riesce ancora a capire per quale motivo si trovino delle anomalie genetiche importanti in soggetti perfettamente normali.
I marker genetici responsabili sono i FGFR e il TWIST e sono i geni che codificano i recettori dei fibroblasti e sono coinvolti in alcune craniostenosi. Particolare è osservare che nella plagiocefalia posteriore e nella trigonocefalia non è stato ancora trovato alcun marker genetico. Il cariotipo non si fa più.
M. Censi, I. Kejklickova, A. Eliasova, S. Losurdo, G. Renzi
Rivista Italiana online "La Care" Vol 9 No 3 anno 2017- pagina 8
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