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Il sorriso in periodo perinatale
Il sorriso è anche legato all’interazione sociale, è, inoltre, promotore di affinità di relazione, si utilizza per farsi scusare, per farsi accettare dagli altri, è regolatore dei rapporti sociali: più presente nel soggetto in interazione subordinata, più presente sui volti delle donne rispetto agli uomini. L’elemento comune a quasi tutta la famiglia dei sorrisi è il cambiamento di aspetto prodotto dal muscolo zigomatico maggiore. Questo muscolo parte dall’osso dello zigomo e attraversa la guancia raggiungendo l’angolo delle labbra: quando si contrae, solleva gli angoli della bocca inclinandoli verso gli zigomi. Se l’azione è forte, inoltre, stira le labbra, solleva le gote, rigonfiando la pelle sotto gli occhi e producendo le “zampe di gallina” agli angoli dell’occhio (in qualcuno questo muscolo abbassa leggermente la punta del naso, in altri stira la pelle vicino all’orecchio). Altri muscoli collaborano con lo zigomatico maggiore per formare i vari membri della famiglia dei sorrisi.

Il sorriso, nel bambino, sembra avere una funzione di sviluppo dei sentimenti di gioia; il legame tra lo sviluppo ed il suo significato è stato oggetto di molte ricerche in ambito evolutivo, sul suo significato, sulle cause, sui correlati comportamentali, sulle conseguenze nello sviluppo. Le ricerche sul sorriso infantile hanno spaziato da Darwin, che osservò i suoi figli per comprendere se i loro primi sorrisi fossero o meno espressione di gioia, a Piaget che considerava il sorriso come la risposta competente ad uno stato di soddisfazione, a Freud che considerava il sorriso infantile come un segnale di risposta ad una sensazione piacevole. I diversi approcci teorici offrono definizioni diverse sulle emozioni positive, così come sulle emozioni in generale, ed offrono differenti argomentazioni sull’associazione del sorriso alle emozioni positive. L’approccio comportamentista ha suggerito che le risposte ai bisogni del bambino, da parte delle persone che di lui si prendono cura, in genere la madre, ha l’effetto di incrementare nel bambino la produzione di sorrisi.

Le azioni muscolari del volto, nel produrre un sorriso, ricevono informazioni da due percorsi distinti: uno per il sorriso non spontaneo, deliberato, volontario ed uno per il sorriso spontaneo, involontario o sorriso sentito. Un bambino è in grado di produrre un sorriso volontario molto ampio, se adeguatamente stimolato, e questo mette in atto il percorso che va alla corteccia cerebrale attraverso il sistema piramidale. Il sorriso spontaneo è prevalente nei bambini molto piccoli e questa attività spontanea mette in moto il percorso “extrapiramidale” che coinvolge le strutture subcorticali, come il ganglio basale e l’amigdala. Il sorriso spontaneo è legato all’emozione di gioia e recenti studi sulle immagini cerebrali hanno individuato, in modo non ambiguo, che le strutture cerebrali attivate nelle emozioni positive sono situate nella parte sinistra della corteccia prefrontale. Ciò rinforza la teoria della lateralizzazione delle emozioni positive, ed è congruente con le varie prospettive teoriche già citate, come l’approccio cognitivista o l’approccio dei sistemi dinamici.
Il sorriso è contemporaneamente espressione di gioia ed indice di uno stato di attivazione (arousal). La teoria delle emozioni discrete sostiene che la presenza del sorriso rappresenta un calo nella tensione, quindi un abbassamento del livello dell’arousal. Nonostante queste considerazioni è indubbio che il sorriso di un bambino è parte di un processo positivo che questi mette in atto per interagire con l’ambiente. Esso compare durante un periodo di interazione ed consente chiaramente una emozione positiva come risposta di una stimolazione ritenuta positiva prodotta dall’interlocutore. I sorrisi di un bambino possono avere differenti forme. Alcuni sembrano un accenno, un tentativo, altri sembrano comunicare un senso di “connessione” interpersonale, ed altri ancora sembrano essere un’esplosione di serenità. Essi possono differire di molto nella forma e nella varietà, possono essere più forti e più ampi, coinvolgendo diversi gradi di contrazione degli occhi e di apertura della bocca.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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