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Il sorriso in periodo perinatale
I sorrisi che non sono particolarmente pronunciati e che non vedono coinvolti la contrazione degli occhi e l’apertura della bocca, sono conosciuti come sorrisi semplici.
L’approccio funzionalista sullo studio delle espressioni facciali prodotte dai primati, ha offerto spunti sul significato di questo tipo di sorrisi: gli scimpanzé posseggono il muscolo zigomatico maggiore la cui contrazione fa scoprire i denti ed è analogo al sorriso semplice degli umani.
L’esposizione dei denti originariamente era un simbolo di sottomissione, di accettazione della altrui dominanza, e, nel tempo, si è evoluto come segnale di affiliazione che generalmente è seguito da un comportamento positivo, come la stretta di mano.
Allo stesso modo il sorriso semplice di un bambino può rappresentare un segnale positivo di affiliazione verso gli altri, un segnale che il bambino ha messo in atto come punto di partenza per un impegno interazionale maggiormente positivo. Questo tipo di sorriso avviene, per esempio, come “fase di riscaldamento” di un gioco o quando il bambino è in interazione con una persona estranea dal volto impassibile (still face).
Nel bambino, questo tipo di sorriso esprime sempre un’emozione positiva, ma i sorrisi che coinvolgono la contrazione del muscolo zigomatico maggiore, la contrazione degli occhi e/o l’apertura della bocca, indicano sempre un’emozione maggiormente positiva rispetto al sorriso semplice.
I sorrisi che coinvolgono l’apertura della bocca, causata dall’abbassamento del mento hanno una valenza interazionale, sociale e di eccitazione molto elevate. Essi tendono ad essere prodotti dal bambino mentre fissano il volto della madre e sono sempre percepiti come più positivi dal punto di vista emozionale e di attivazione dell’arousal rispetto a quelli prodotti con la bocca chiusa.

Lo sviluppo del modo di sorridere del neonato riflette l’emergere della capacità cognitiva, sociale ed emozionale.
I primi sorrisi emergono più frequentemente mentre il neonato dorme (sorriso endogeno) e molto rapidamente diventano, nei primi sei
mesi di vita del bambino, la colonna portante dell’interazione faccia a faccia.
Tra i sei ed i dodici mesi di età il bambino mette in atto l’intenzionalità comunicativa e sperimenta oggetti ed eventi che comunica ai suoi interlocutori. Tra i dodici ed i quarantotto mesi di età il sorriso e la risata all’interno della diade madre-bambino, diventano maggiormente sofisticate e articolate, contemporaneamente il sorriso del bambino diviene la caratteristica peculiare delle interazioni sociali con i suoi coetanei.

Il sorriso del neonato


Analizzare il sorriso del neonato è cosa abbastanza complessa. Spesso a questa età i sorrisi vengono considerati come endogeni o spontanei poiché sono attivati da stimoli interni e generalmente non sono considerati prodotti da un contesto o da uno stimolo emozionale; avvengono con maggior frequenza mentre il neonato dorme o è in stato di sonnolenza, ed in presenza di movimenti oculari rapidi, sintomo della presenza del sonno REM (circa un sorriso ogni 5 minuti). Questi sorrisi, comunque, compaio anche in altre situazioni, durante lo stato di veglia attiva, per esempio, e si può ipotizzare che questi esprimano un’emozione positiva e che quindi siano l’esito di un possibile stimolo esterno, e la forma che assume il volto fa pensare a questa possibilità. Anche i bambini nati pretermine mostrano una produzione di sorrisi maggiore rispetto a quelli nati a termine, e la quantità di sorrisi decrementa con il progredire dell’età. Questi fattori suggeriscono che i sorrisi abbiano un’origine subcorticale limitandone quindi il significato emozionale. Anche le prospettive teoriche danno diversi significati ai sorrisi neonatali.

Il sorriso del lattante: da 1 a 2 mesi


Dopo i due mesi di vita, la produzione di un sorriso tende sempre di più ad essere connessa alle stimolazioni ambientali, le quali preparano la scena per l’emergere del sorriso sociale.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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