Il sorriso in periodo perinatale
A questa età i bambini non solo incrementano la loro risposta al sorriso degli altri ma incrementano anche la produzione di sorrisi negli altri. In questa fascia di età, durante l’interazione faccia-a-faccia con un adulto, il bambino impiega circa un quinto del tempo dell’interazione sorridendo in modo molto pronunciato alternando con momenti in cui non sorride.
Il sorriso prodotto nell’interazione è strettamente interconnesso e dipendente dal contatto visivo con i genitori e tende ad essere prodotto in associazione con vocalizzazioni che sono, parimenti al sorriso, adoperate per comunicare emozioni positive.
Nell’interazione, il sorriso gioca un ruolo fondamentale nel rapporto con il padre e con la madre: i padri tendono ad assumere un atteggiamento tipicamente rivolto al gioco, mentre le madri adoperano maggiormente l’espressività vocale e visuale per stimolare i sorrisi nei loro bambini.
Generalmente si indica la madre come soggetto femminile interagente perché la maggior parte delle ricerche sul sorriso dei lattanti è stato basato sulla diade madre/bambino, ma non per questo i padri non sono capaci di stimolare il sorriso nei loro figli.
Durante l’interazione entrambi i genitori stimolano e intrattengono i loro bambini ponendo attenzione nell’esprimere emozioni positive e, allo stesso tempo, pongono attenzione nel prevenire e modulare il comportamento sull’eventuale disagio o pianto da parte del bambino. Oltre a sorridere, i genitori tengono in braccio, toccano e solleticano i loro bambini, si avvicinano e si allontanano dedicandosi ad un’interazione che possiamo definire “dialogo”.
Tale modulazione ritmica sta ad indicare incrementi e decrementi dell’intensità emozionale che si prolunga per parecchi secondi oltre l’episodio interattivo, in concerto con le reazioni del bambino, i suoi sorrisi e le altre attività espressive.
Una chiave caratteristica dell’interazione è il grado con il quale ciascun partner influenza ed è rispondente all’altro.
Il sorriso materno e le vocalizzazioni sono particolarmente utili per sollecitare il sorriso del bambino ma possono non essere sufficienti; l’interazione è ottimale quando la madre attua, nell’interazione con il bambino, differenti modalità comunicative e specialmente quando al sorriso si sovrappongono le vocalizzazione e l’avvicinamento del volto a quello del bambino.
Ma sono le madri che rispondono in modo più marcato al sorriso dei propri bambini piuttosto che il contrario. Basta un breve ed accennato sorriso del bambino per produrre nella madre una risposta marcata che generalmente si attiva con un breve ritardo di circa due secondi. Infatti, lo sguardo neutrale del bambino al volto della madre, basta a quest’ultima per iniziare a sorridere e spesso le madri sorridono in assenza di qualsiasi tipo di comportamento da parte dei bambini.
Questi, quindi, hanno la possibilità di sperimentare un’espressione imprevista, il sorriso appunto, all’interno di un’ampia gamma di comportamenti espressivi da parte dei genitori.
Come suggerito dalla teoria dei sistemi dinamici, le diverse e soggettive tipologie di sorrisi ed i loro contesti, permettono ai genitori ed al loro bambino di sviluppare e consolidare dei pattern di interazione, il bambino sorride quando guarda la madre e questa risponde sorridendo.
Una volta che il bambino incomincia a sorridere, difficilmente la madre smetterà di farlo, se così fosse interromperebbe il mutuo scambio di sorrisi: l’esperienza del neonato del sorriso, quindi, è il modello di risposta al sorriso genitoriale.
Il neonato e la madre incidono anche su un altro elemento: un sorriso marcato da parte del bambino è l’origine di un più marcato sorriso da parte della madre.
Attorno ai due mesi dalla nascita il bambino incrementa la produzione di sorrisi e, in accordo col lo sviluppo del bambino, la madre aumenta ed intensifica la produzione di espressioni facciali positive.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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