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Prevenzione dalle carie in età infantile
Sono stati studiati sigillanti automordenzanti per di ridurre i tempi di applicazione e quindi la permanenza dei piccoli pazienti sulla poltrona.

Esistono sigillanti automordenzanti che necessitano di sistemi adesivi però hanno capacità ritentive inferiori alle resine tradizionali che ne limitano la persistenza sul dente con la conseguente necessità di rifare la sigillatura per garantire un risultato notevole.
Esistono anche sigillanti autoadesivi che non necessitano né di mordenzatura e né di sistemi adesivi, hanno anche il vantaggio di rilasciare fluoro nel tempo.

Cementi vetroionomerici (CVI): sono stati introdotti nel 1974 da McLean e Wilson.
Si tratta di composti a base di silicato di vetro contenente fluoro e acido policrilico che vengono attivati tramite una reazione acido-base tra i componenti.
La loro adesione alla superficie del dente è di tipo chimico e aderiscono direttamente allo smalto senza pretrattamento.
Contengono, rilasciano e si ricaricano di fluoro in ambiente orale e proprio grazie a questa caratteristica esplicano un’azione cariostatica e antibatterica.
Possono essere utilizzati anche in ambiente umido; sono pertanto indicati per il trattamento di denti parzialmente erotti e in tutti i casi in cui non si riesca ad assicurare un campo asciutto.
Recentemente i CVI sono aumentati di viscosità che mostrano una più elevata capacità ritentiva, resistenza e durezza finale, migliori proprietà estetiche e facile lavorabilità, traducendo il tutto in un vantaggioso rapporto costi-benefici-tempo.
Di ultima generazione sono i CVI resina-modificati poiché alla loro reazione di presa contribuisce un monomero acrilico, l’idrossietil-metacrilato (HEMA), che può polimerizzare per auto e/o fotocatalasi con notevoli vantaggi operativi.

Compomeri: introdotti nel 1990, sono un ibrido dei compositi dentali e dei cementi vetroionomerici.
La loro adesione alla superficie del dente richiede un abbinamento con un sistema adesivo, rendendo più difficoltoso il loro utilizzo specie nei pazienti poco collaboranti. Come i CVI rilasciano fluoro, anche se in percentuale pari al 10% rispetto ai primi, a differenza dei quali non hanno la capacità di ricaricarsi con fluoro topico.

PROCEDURE OPERATIVE:

Foto 1: Isolamento del campo:
si utilizza la diga di gomma che offre un campo operativo asciutto e ci permette di avere tempi operativi ridotti

Foto 2: Detersione delle superfici da trattare con gommini/spazzolini, polishing, air–flow e risciacquo con acqua

Foto 3: Mordenzatura: solitamente è una soluzione acquosa di acido ortofosforico con concentrazioni variabili tra 30 al 50%, quella più utilizzata è al 37%. La posa dovrà durare 30-40 sec.
Lavaggio e asciugatura.

Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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