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Verso l’infinito e oltre!
Come l’allattamento al seno ci protegge per tutta la vita!
Il latte materno contiene ancora nucleotidi, Fas, citochine, cellule immunitarie e altri fattori di modulazione, e macronutrienti come vitamine e minerali.  Inoltre la ricerca scientifica, grazie a tecniche di coltura dipendente e allo sviluppo di approcci "omics", ha dimostrato come il latte materno possiede un proprio microbioma con una varietà batterica da 12 a 18 specie per singolo campione. Ma come spiegare la presenza del microbioma nel latte materno?

Ad oggi ci si è dato 3 possibili spiegazioni su come i batteri raggiungono la ghiandola mammaria:

1) attraverso una maggiore permeabilità del tratto gastrointestinale della madre in gravidanza, dovuto ai cambiamenti ormonali, che ne facilita l’assorbimento nel flusso sanguigno;
2) con la “teoria della contaminazione”, per cui si spiega che i microbi del latte umano provengano direttamente dalla contaminazione della pelle della madre e dalle secrezioni orali del neonato;
3) con la migrazione attiva dei batteri grazie all’aiuto delle cellule dendritiche.

Ancora altri studi hanno evidenziato variazioni del Microbioma del latte materno, come lo studio di Cabrera del 2012 in cui si analizzarono i fattori perinatali che potessero condizionare la composizione tassonomica del microbioma. Ne consegue che non solo la modalità del parto, ma anche la presenza o l'assenza del travaglio di parto potesse fa variare la composizione microbica.
Infatti nelle donne che avevano partorito tramite taglio cesareo si contavano poche Leuconostocaceae e un aumento di Carnobacteriaceae rispetto a quelle che avevano partorito per via vaginale. Altresì si è constatato che le donne che partorivano con taglio cesareo non elettivo, ma a travaglio insorto spontaneamente, erano paragonabili alle donne che partorivano per via vaginale, rispetto a quelle che subivano un taglio cesareo elettivo.
Quindi durante il travaglio si attivano dei processi fisiologici che promuovono la maturazione del microbioma del latte che verrà trasferito al neonato. Ecco perchè sarebbe opportuno agire non solo nel post-partum, ma anche sull'assistenza verso una buona nascita con cure amiche alla madre e al bambino, proprio per favorire questi processi fisiologici di protezione neonatale.
Infatti è noto come la modalità del parto influisca sulla formazione del microbiota intestinale oltre che sulla formazione del microbioma del latte umano, affermando il travaglio di parto come una fase importantissima.
Le donne che comunque ricevono un taglio cesareo d'elezione per arginare il problema possono eseguire, nel più breve tempo possibile, il contatto pelle a pelle e optare verso l’allattamento prolungato per almeno sei mesi. Il latte materno, infatti, è un potente selezionatore della flora batterica neonatale in grado di prevenire la colonizzazione da parte dei batteri patogeni e selezionare specie batteriche benefiche per la crescita del bambino, come Bifidobatteri e Lattobacilli.
Quindi è indispensabile per lo sviluppo del microbiota intestinale del neonato, essendo considerato anche un modulatore chiave del comportamento nutrizionale e del bilancio di energia durante tutta la vita.
Si è riscontrato, inoltre, che i neonati allattati con il latte materno avessero una presenza di Bifidobatteri più consistente rispetto a quelli allattati artificialmente, ecco un'altra ragione per promuovere non solo l'allattamento al seno, ma anche l'estrazione del latte materno per tutti i casi in cui si richiede una separazione dalla madre per qualche tempo, ad esempio il ricovero del neonato in UTIN o legato a problemi lavorativi della madre. I Bifidobatteri sono dei markers di stabilità della microflora intestinale.
Infatti sono essenziali per l'attivazione del sistema immunitario, in quanto stimolano la produzione di anticorpi specifici e non specifici e promuovono la resistenza non specifica alle tossine e agli effetti antitumorali. Quindi sono fondamentali per la prevenzione di alcune
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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