Verso l’infinito e oltre!
Come l’allattamento al seno ci protegge per tutta la vita!
rispetto del codice internazionale per la commercializzazione dei sostituti del latte materno. Così che la donna resa consapevole e sostenuta possa fungere a sua volta da sostegno e da monito per le altre donne.
In fondo come disse S. Venneri: "il mondo si cambia una donna alla volta".
Dunque nella nostra pratica clinica dovremmo tenere a mente anche gli insegnamenti di Socrate, il quale affermava: "So di non sapere" proprio perché considerava inefficacie la trasmissione diretta del sapere senza la possibilità di giungere ad esso tramite una propria rielaborazione mentale. Quindi è più valido cercar di far venir fuori maieuticamente le competenze intrinseche delle donne, in quanto mammiferi, per potenziarle attraverso le informazioni scientifiche.
D'altronde secondo l’UNICEF: “la comunicazione implica ascoltare e infondere fiducia, non solo dare informazioni.”
Quindi sarebbe meglio costruirsi uno schema mentale attraverso cui cercare di:
1) creare empatia con la donna ed ascoltare i suoi bisogni,
2) riconoscere ed elogiare ciò che la madre e il bambino fanno bene,
3) correggere eventuali errori dando aiuto pratico,
4) informare con un linguaggio adeguato e con poche nozioni rilevanti,
5) fornire dei suggerimenti e non ordini.
Ciò permette alla donna di sentirsi adeguatamente sostenuta, supportata, capita ed apprezzata. In questo modo, ella consolida l'affermazione delle sue competenze e la possibilità di trasmetterle maieuticamente a chi le sta intorno.
D'altronde da alcune ricerche, tra cui quelle condotte dall’ISTAT e quella
condotta da me nel 2016 a Palermo, è emerso che la maggior parte delle donne
spesso si sentiva sola senza un punto di riferimento, poco capita ed ascoltata,
condizionata dalle varie credenze della società e senza il giusto supporto sia
dei familiari che dei professionisti.
Inoltre tra le donne che allattavano al seno per più tempo vi erano le madri che avevano avuto già altri figli, per cui avevano attinto a pregresse conoscenze e competenze integrandole con la nuova situazione, e le donne con un livello socio-economico più elevato, proprio perché l’istruzione ha permesso loro di sviluppare una coscienza critica agendo sull’empowerment delle proprie potenzialità, di ricercare informazioni EBM, di partecipare a corsi pre e post natali e/o gruppi di sostegno e dunque di discernere la cosa migliore per il proprio bimbo.
Quindi dobbiamo porci l’obiettivo di sostenere e promuovere l’allattamento al seno a tutti, facendo diffondere il fenomeno anche tra le primigravide e le classi sociali meno abbienti.
E dunque cosa vuol dire sostegno?
Il dizionario di lingua italiana, "Il Sabatini Colletti", lo definisce come: "Ciò che serve a dare sicurezza psicologica, validità logica, appoggio morale e materiale".
E proprio tutte queste cose sono necessarie affinché l'allattamento possa essere ripristinato, promosso e protetto.
Quindi bisogna passare dall'idealizzazione del sostegno alla concretizzazione di esso, partendo dalle figure che dovrebbero essere una guida per le scelte consapevoli delle donne fino a coprire tutto il tessuto sociale.
In primis sfruttando le ricerche scientifiche per strutturare percorsi in grado di ottimizzare gli esiti.
Promuovendo la nascita di ospedali amici del bambino con cure amiche sia alla madre che al neonato.
In secondo luogo, in vista di una comunità amica del bambino, favorendo l'integrazione tra ospedali e territorio; cercando la collaborazione tra i vari professionisti, le mamme peer counselor e le varie associazioni che si occupano di maternage.
Infatti sarebbe opportuno creare un unico gruppo di cooperazione tra le varie realtà, rimuovendo gli spiriti di competizione che spesso animano le varie figure coinvolte, al fine di potenziare gli outcomes in maniera ottimale ed ottenere il gold
standard in allattamento al seno.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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