Assistere ed educare:
C’è una riduzione di questo comportamento nei neonati allattati dalle madri che hanno ricevuto assistenza, segno attribuibile ad una maggiore assunzione di latte (il 55% si addormenta subito dopo, contro il 35% del gruppo delle non seguite).
Abbiamo poi indagato lo stato emotivo delle donne che allattano.
Abbiamo chiesto alle donne se hanno mai provato sensazioni di sconforto durante l’allattamento e si sono presentate delle differenze piuttosto importanti tra i due gruppi. Nel gruppo delle donne che non ha ricevuto assistenza, la metà delle donne ha affermato di essersi sentita spesso scoraggiata durante l’allattamento al seno. La situazione è invece migliore nel gruppo delle donne che hanno ricevuto assistenza, in cui il 48% ha affermato di essersi sentita scoraggiata soltanto alle prime poppate, il 42% mai e solo il 10% spesso.
Alla dimissione il 70% delle donne seguite ha affermato di sentirsi sicura e motivata , mentre solo il 28% nel gruppo delle donne non seguite ha dato questa risposta, con una prevalenza significativa di donne che si sentono scoraggiate ed ansiose.
Nelle donne seguite c’è una maggiore prevalenza di donne che mostrano un seno ben drenato (80%), quindi pieno e non dolente, rispetto alle donne che invece non hanno ricevuto
assistenza (18%), che hanno mostrato per la maggior parte segni di un drenaggio insufficiente (45%) o di una insufficiente stimolazione (37%).
Abbiamo poi fatto delle domande circa l’allattamento dopo la dimissione. Il 78% delle donne che hanno ricevuto assistenza dall’ostetrica hanno affermato che vorrebbero continuare a ricevere assistenza da un’ostetrica alla dimissione dall’ospedale. Ciò non si è ripetuto nelle donne che non hanno ricevuto assistenza, che preferiscono invece il pediatra (55%).
Il 77% delle donne che ha ricevuto assistenza ha affermato che durante
l’allattamento mangerà tutto quanto ha già mangiato durante la gravidanza. Tra
il gruppo non seguito c’è ancora una buona percentuale di donne che ha affermato
che non mangerà le verdure che emanano cattivo odore (33% contro l’1% delle
donne seguite), indice di una scarsa informazione ricevuta durante la degenza e la gravidanza.
Le donne che hanno in programma di allattare dopo il periodo di maternità rappresentano una minoranza su tutto il campione (36% e 41%) e i metodi per gestire l'allattamento dopo il parto differiscono molto tra i due gruppi presi in esame. Infatti, nelle donne seguite, è elevata la percentuale di donne che gestiranno l'allattamento effettuando spremitura e conservazione del latte (64% contro il 20% delle donne non seguite) ed evitando il ricorso all'allattamento artificiale.
Da questa domanda si evince che le donne che hanno ricevuto assistenza prendono in considerazione, in caso di scarsa produzione di latte, la possibilità di poter continuare l’allattamento stimolando maggiormente il seno (51% contro il 18% dell’altro gruppo) e pochissime prendono in considerazione come prima soluzione l’aggiunta (7%). Le percentuali sono totalmente invertite nel gruppo delle donne non seguite, in cui il 49% vede come unica soluzione l'aggiunta.
Da dati raccolti si evince che nell'A.O.U Federico II c'è una percentuale
piuttosto notevole di donne (60%) a cui viene consigliata l'aggiunta, quando non
seguite da una figura professionale con le modalità specificate in precedenza.
L'aggiunta viene consigliata principalmente dal pediatra e in alcuni casi dai
famigliari, con la motivazione principale di un calo eccessivo di peso o poco
latte. La situazione cambia notevolmente nelle donne seguite dall'ostetrica, in
quanto la percentuale di donne a cui viene consigliata l'aggiunta è ridotta del
39%, riducendo così anche le
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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