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La Macro-Importanza del Microbioma nell’allattamento al seno
PREMESSA

Negli ultimi anni la ricerca sul microbioma umano ha aperto diverse porte sullo studio dell’integrazione della nostra flora batterica con il nostro sistema immunitario. Le scoperte emergenti della presenza di intere colonie e famiglie non chè di una diversità delle specie microbiche residenti nel nostro corpo e di come questi si influenzino tra loro e comunichino con le cellule del nostro organismo fino a diventare una vera e propria guida hanno rivoluzionato ciò che per secoli si è pensato del mondo microbiologico cioè una lotta per abbatterlo. A un certo punto della nostra esistenza ci siamo resi conto che più facevamo la guerra ai microbi, più il nostro corpo si ammalava delle cosiddette “non-communicable disease” cioè malattie non portate da specifici virus e batteri ma di tipo cronico spesso su base autoimmuni come le allergie, il diabete, le malattie polmonari e le malattie cardiache. L’aumento dell’obesità infantile è un allarme dei paesi “del benessere” spesso combattuto quando lo stile alimentare è già ben indirizzato verso una alimentazione poco sana. Ma se non fosse solo questo? Se fosse coinvolto tutto il sistema immunitario e se potessimo in qualche modo regolarlo attraverso la cura del microbioma permettendo una comunicazione perfetta tra i due comparti del corpo? E se cominciassimo a pensarci alla nascita di un nuovo essere ma soprattutto per tutti quei bambini (adulti del futuro) che già per “sfortuna” si trovano ad essere nella categoria di maggiore fragilità che è quella della prematurità?
Il mio tema tratterà di come il comportamento esterno alimentare possa influire sulle maggiori patologie del prematuro come la NEC e come la cura di quella stessa alimentazione a base di latte materno esclusivo della madre o di donatrice curi la crescita del microbiota che a sua volta regolerà in maniera ottimale sistema immunitario e sarà responsabile di un buon sviluppo delle strutture cerebrali.
L’ESSERE UMANO E’ UN MAMMIFERO “ESCLUSIVO”?

Se qualcuno avesse chiesto 50 anni fa (ma anche adesso) “Gli esseri umani a che specie appartengono?”, la maggior parte dei professionisti avrebbe risposto “Homo sapiens, Hominidi, Primati, Mammiferi, Tassonomia Animalia”. Con le conoscenze attuali però mi permetto di dire che la mia risposta sarebbe lievemente diversa. L’essere umano è sì “Homo sapiens, Hominide, Primate, Mammifero, Facente parte del Regno Animale” ma è anche in buona parte “Bacteria” ovvero facente parte del regno dei batteri. E’ ovvio che il nostro phylum genetico si è evoluto nel corso di milioni di anni come quello dei mammiferi ma è ormai altrettanto ovvio che l’interazione col regno batterico non è un semplice “Io ti ospito e ti do da mangiare cosìcchè tu mi protegga perché sono casa tua” ma un intreccio così intrinsecamente profondo che in effetti come si potrebbe dire che l’essere umano è esclusivamente facente parte del regno animale?
Si stima che per ogni cellula mammifera del nostro corpo ce ne siano 9 batteriche e quindi in proporzione il nostro corpo è composto da circa il 90% di cellule batteriche e solo per il 10% di cellule umane. Siamo davvero sicuri di essere esclusivamente mammiferi?

Nel 2008 il National Institute for Health degli USA decide di avviare il Progetto Microbioma Umano (HMP) ricalcando il modello del progetto Genoma Umano dando così il giusto rilievo alle scoperte riguardanti il mondo batterico integrato al mondo umano.

Lo scopo del progetto era (ed è) classificare tutto il microbioma umano dei vari distretti corporei ma anche trovare associazioni tra il cambiamento del microbioma e la presenza aumentata di varie malattie. In breve, trovare la chiave per curare diverse malattie agendo semplicemente sul microbioma dell’individuo.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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