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La Macro-Importanza del Microbioma nell’allattamento al seno
La nascita prematura infatti a oggi rimane ancora un mistero. All’università ci hanno insegnato che potrebbe dipendere da molte cose: un difetto della placenta, un errore del “settaggio” del sistema immunitario, una infezione batterica. In realtà quando accade, molti di noi non riescono a trovare una spiegazione evidente.
Nella ricerca di Aagard è stato realizzato l'ordinamento genetico per classificare le popolazioni dei batteri in 320 campioni della placenta prelevati dagli infanti prematuri e a termine. I risultati sono stati paragonati ad informazioni attuali sul microbiota dalle vagine, dall'intestino, dalle bocche delle donne non gravide. Ebbene, i risultati hanno dimostrato come ci sia una sorta di aggregazione diversa nella placenta, la cui caratterizzazione era una somiglianza con il microbiota orale e non vaginale come si pensava precedentemente. Questo potrebbe in effetti spiegare la correlazione tra le malattie gengivali e la nascita pretermine.
Inoltre il microbiota placentare risultava diverso nelle placente dei nati 34-37 settimane e di quelli a termine, in particolare con l’aumento dei Burkholderia, protobatteri ad alta resistenza antibiotica che si concentrano principalmente in zona buccale e respiratoria.
Dunque già in gravidanza è accertata la presenza bio-fisiologica dei batteri all’interno dei complessi placentari e dunque possiamo immaginare anche all’interno dell’utero e per quanto riguarda il feto.
Chiaramente la colonizzazione intestinale completa non avverrà in gravidanza poiché la presenza del meconio impedisce l’attecchimento di qualunque batterio commensale e/o patogeno.
Il primo step avviene proprio durante il parto: il bambino che sta per nascere attraversa l’ambiente vaginale. Inala batteri, mangia batteri, è avvolto da batteri. Tutto è programmato perché questi semi attecchiscano. Quando la testa fuoriesce dalla vagina la faccia del bambino guarda l’ano, la madre spesso defeca e i batteri intestinali danno il loro contributo alla colonizzazione.
Cosa succede quando interferiamo con questo processo? Questo accade con un taglio cesareo ma anche con l’uso degli antibiotici e con l’ “usanza” (già dimostrata errata) di fare la disinfezione dei genitali sempre per la nostra “guerra ai microbi”.
Gli studi che hanno analizzato i generi dei batteri dei neonati partoriti per via vaginale hanno evidenziato abbondanze di Lactobacillus, Prevotella e Sneathia. Per i neonati da taglio cesareo invece si è evidenziata una maggiore presenza di Staphylococcus e si sono riscontrati bassi livelli di Bifidobacterium. I nati da taglio cesareo quindi inevitabilmente sono a maggior rischio di essere colonizzati da batteri presenti nelle sale operatorie e negli ospedali e quindi particolarmente resistenti alle cure antibiotiche.

Figura 1 - Development of intestinal microbiota in infants and its impact on health” S. Matamoros et al., review in Trends in Microbiology, 2013

L’accoglimento del neonato
La seconda fase della semina è rappresentata dal contatto pelle a pelle nell’immediato accoglimento del neonato che permette la trasmissione del patrimonio batterico della pelle permettendo così di rafforzare la funzione di barriera della cute. In particolare la presenza di Streptococchi e Firmicutes attiverebbe la risposta infiammatoria della pelle.

L’Allattamento materno

La terza fase è quella della nutrizione dei semi presenti già nell’intestino dell’infante.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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