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Allattamento al seno: monitoraggio a lungo termine
Tra le categorie alimentari individuate per questo studio non è stata presa in considerazione la categoria “allattamento predominante” (5), in quanto, per semplificare il monitoraggio, non sono stati indagati la somministrazione di liquidi non nutritivi (acqua, tisane, camomilla, succhi, soluzione glucosata). Di conseguenza, gli individui appartenenti a tale categoria sono stati inclusi nella categoria “allattamento esclusivo”. L’insieme di queste due categorie viene definito dall’OMS “allattamento completo” (5), ma per questo studio si è continuato a denominarlo “allattamento esclusivo”.
Invece, per quanto riguarda il recall period individuato, esso rispecchia quanto indicato dal TAS per definire la categoria alimentare alla dimissione e a sei mesi, ma non per l’analisi ad uno e tre mesi di vita, in quanto il dato è astato raccolto in occasione dell’intervista effettuata al sesto mese di vita (16) (9).
Il campione ottenuto con la realizzazione delle interviste telefoniche è di 1178 nati sani a termine di gravidanza. Essi rappresentano il 51,58% dei nati totali nell’anno 2016 presso l’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso.
Il campione ottenuto risulta essere circoscritto rispetto al corso di formazione del personale. Il personale formato, in realtà, coinvolge anche il presidio ospedaliero di Oderzo, il quale non è stato considerato per questo monitoraggio.
Indagando la prevalenza dell’alimentazione alla dimissione, emerge che il 79,29% dei nati beneficia di un allattamento esclusivo, mentre il 18,76% necessita di almeno una integrazione con latte artificiale. L’1,95% sceglie, invece, la completa alimentazione artificiale. L’avvio dell’allattamento all’interno dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso è facilitato dalla pratica contatto pelle a pelle nell’immediato dopo parto, la quale è stata effettuata dal 61,63% del campione, e dalla presenza del Rooming-in (12).
Ad un mese di vita, rimane prevalente la percentuale di nati con allattamento esclusivo al seno, rappresentata dal 71,31%.
Il numero dei nati con alimentazione complementare diminuisce di poco attestandosi al 17,49%, mentre la percentuale di nati alimentati solo artificialmente aumenta di quasi sei volte, passando dal 1,95% all’11,21%. Ciò può essere dovuto alle difficoltà iniziali, riscontrate nel primo mese di vita. Ad esempio: alimentazione complementare alla dimissione, bassa produzione di latte dovuta a difficoltà di attacco, suzione inefficace o poppate troppo brevi, poco frequenti o integrate con latte artificiale, ed anche a problemi del seno e/o del capezzolo ed, eventuale, mancanza di una figura di riferimento e di sostegno (2) (19).
A tre mesi di vita, la situazione alimentare si modifica ulteriormente. Il 67,74% continua a presentare un allattamento esclusivo al seno e la percentuale di nati alimentati in maniera complementare si riduce al 13,16%. Per i meccanismi fisiologici legati alla galattopoiesi è difficile coniugare allattamento e biberon nel tempo, riuscendo a mantenere un’adeguata produzione di latte; perciò molto spesso si passa dall’alimentazione complementare a quella totalmente artificiale (2). La prevalenza dell’alimentazione artificiale, difatti, aumenta attestandosi al 19,10%.
A sei mesi di vita, le diverse prevalenze variano molto rispetto ai tre periodi di osservazione precedenti. L’allattamento esclusivo al seno rappresenta la percentuale più bassa, con il 29,54%; vale a dire che meno della metà dei nati allattati esclusivamente al 3° mese di vita, continua ad essere allattato in maniera 52 esclusiva al 6° mese di vita.
L’alimentazione complementare, invece, diviene la categoria alimentare prevalente con il 36,50%. Tale dato comprende l’integrazione del latte materno con latte artificiale ma, anche, l’introduzione di soli alimenti complementari prima del compimento del 6° mese di vita senza l’aggiunta di latte artificiale. Invece, coloro che presentano un alimentazione esclusivamente artificiale sono il 33,96%.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 11, Numero 1-2, anno 2018
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