La stipsi in gravidanza e post gravidanza: cause e soluzioni
Il trattamento della stipsi secondaria e della Sindrome dell’intestino irritabile sono da considerarsi atti di competenza strettamente medica se non specialistica.
Esistono una serie di norme igienico-comportamentali utili in gravidanza e non solo per prevenire o coadiuvare le terapie nella stipsi e nelle emorroidi.
Le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della Sanità per un'esperienza positiva della gravidanza, rilasciate a novembre 2016:
• Aumentare il consumo giornaliero di frutta (soprattutto prugne e kiwi) e verdura (soprattutto fagiolini e zucchine), cotte o crude. Consumare molta insalata e cercare di mangiare frequentemente un minestrone o un passato di verdura caldo o freddo.
• Preferire i farinacei (pane, pasta, etc) integrali al posto di quelli raffinati.
• Evitare alcolici e grassi animali per non irritare l’intestino.
• Aumentare il consumo di liquidi, soprattutto di acqua (almeno 1,5-2 lt/die). Il senso di sete va sempre assecondato, anzi anticipato.
• Fare più moto: camminare almeno mezz’ora tutti i giorni ed eseguire regolarmente gli esercizi per la tonicità muscolare della zona ano-rettale.
• Abituarsi all’evacuazione quotidiana, possibilmente alla stessa ora e non rinviare mai tale atto fisiologico.
• Spingere senza forzature o sforzi eccessivi in una idonea posizione.
• Curare molto l’igiene ano-rettale onde evitare irritazioni. Se con queste norme non si ottengono miglioramenti occorre incoraggiare una dieta ad alto contenuto di fibre (almeno 20-40 g/die). Le fibre alimentari si dividono in due grosse frazioni: la solubile e l’insolubile.
L’eziologia nella stipsi è generalmente multifattoriale; può essere secondaria a patologie neurologiche, a patologie sistemiche, all’assunzione di farmaci.
La stipsi funzionale può essere classificata in tre categorie: stipsi da rallentato transito intestinale, stipsi con transito intestinale normale e stipsi da ostruita defecazione.
In uno studio coinvolgente più di mille pazienti affetti da stipsi cronica, la variante con transito intestinale normale è risultata essere la più frequente (59%), seguita da quella da disturbi della defecazione (25%), da transito rallentato (13%) e dalla contemporanea presenza di disturbi della defecazione e da ridotto transito (3%).
Stipsi con transito intestinale normale:
È la forma di stipsi più frequente; in questi casi il transito intestinale è normale così come la frequenza delle evacuazioni. La stipsi è pertanto causata dalla percezione di difficoltà nell’evacuazione o dalla presenza di feci di consistenza aumentata. Frequentemente è presente sintomatologia dolorosa addominale. Utile, in questo gruppo di pazienti, suggerire l’uso di fibre alimentari con o senza lassativi osmotici. La mancanza di risposta a queste terapie può riflettere disturbi della evacuazione o del transito intestinale e pertanto richiedere ulteriori indagini.
Stipsi secondaria a disturbi della defecazione:
Sono comunemente causati da disfunzione del pavimento pelvico o dello sfintere anale. La presenza di feci di consistenza dura, di emorroidi o di ragadi anali possono determinare stipsi, legata in questo caso a un disturbo della defecazione secondario alla presenza di sintomatologia dolorosa e al prolungamento del tentativo di evacuazione per il dolore ad essa associato. La presenza di disturbi strutturali quali rettocele, intussuscezione rettale o eccessiva discesa del perineo sono cause meno comuni di disturbi della defecazione. L’incapacità del retto a svuotarsi può essere secondaria all’incapacità di coordinamento della muscolatura addominale, del pavimento pelvico e ano-rettale. Queste disfunzioni possono essere identificate sia clinicamente che con la defecografia come ridotta discesa del perineo (meno di 1 cm) e ridotta modificazione dell’angolo ano-rettale (normalmente meno di 15°) durante la defecazione.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 12, Numero 3, anno 2018
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