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L’allattamento nelle madri HIV positive
Lo studio MASHI, presentato dagli autori Thior I., Lockman S., Smeaton L.M., nell’articolo “Breastfeeding plus infant zidovudine prophylaxis for 6 months vs formula feeding plus infant zidovudine for 1 month to reduce mother-to-child HIV transmission in Botswana: a randomized trial: the Mashi Study”, pubblicato dalla rivista medica e network JAMA nell’anno 2006, condotto in Botswana, è stato il primo a valutare l’efficacia della TAR per la profilassi postnatale.
In questo studio i neonati hanno ricevuto zidovudina (AZT o ZDV) e lamivudina (NRTI) nella prima settimana di vita e continuato la lamivudina per i successivi sei mesi. I casi di trasmissione, pari a 3,8% a sei settimane e 4,9% a sei mesi, sono decisamente più rari rispetto ai neonati che non ricevevano la TAR o la svolgevano solo per una breve durata. (7)

Risultati confermati in seguito da un secondo studio condotto a Blantyre, Malawi, il “Post-Exposure prophylaxis of Infants” (PEPI) presentato dagli autori Kumwenda N.I., Hoover D.R., Mofenson L.M., nell’articolo “Extended antiretroviral prophylaxis to reduce breast-milk HIV-1 transmission”, pubblicato da The New England Journal of Medicine nel 2008.
Lo studio ha messo a confronto tre gruppi di donne che hanno praticato per sei mesi l’allattamento esclusivo al seno. Il primo gruppo di neonati ha assunto zidovudina per una settimana, il secondo gruppo nevirapina (NVP) per 14 settimane e il terzo AZT + NVP per 14 settimane.
A nove mesi nel secondo e nel terzo gruppo che hanno ricevuto la TAR per un periodo più lungo si è verificata una percentuale minore di casi di trasmissione:
• 5,2% NVP per 14 settimane;
• 6,4% NVP+AZT per 14 settimane;
• 10,6% AZT per una settimana.
La differenza tra i due gruppi che hanno assunto la TAR per 14 settimane è statisticamente poco significativa, ma la profilassi combinata è associata ad un numero più elevato di effetti collaterali quindi la sola somministrazione di nevirapina è preferibile. (7)(15)

Lo studio SWEN, “Six-Week Extended Nevirapine”, presentato dagli autori Bedri A., Gudetta B., Isehak A., nell’articolo “Extended-dose nevirapine to 6 weeks of age for infants to prevent HIV transmission via breastfeeding in Ethiopia, India, and Uganda: an analysis of three randomized controlled trials”, pubblicato dalla rivista medica The Lancet nell’anno 2008; ha osservato ulteriormente il ruolo della NVP nella profilassi del bambino valutando la percentuale di neonati liberi da malattia a sei mesi in seguito alla somministrazione di NVP per sei settimane e oltre. La percentuale di neonati liberi da malattia è pari all’ 88% nel gruppo in cui la somministrazione è durata sei settimane, pari al 92% nel gruppo in cui la profilassi è durata fino ai sei mesi.
Dunque la profilassi infantile, unita a quella materna, riduce il rischio di trasmissione tardiva all’ 1,2%, livello simile riscontrato nella popolazione alimentata con il latte in formula. (15)

LE LINEE GUIDA INGLESI E AMERICANE

Rivolgendo lo sguardo verso i paesi industrializzati è necessario porre l’attenzione alle linee guida inglesi della British HIV Association (BHIVA) e le raccomandazioni dell’American Academy of Pediatrics (AAP) le quali sconsigliano l’allattamento al seno nelle donne HIV positive ma affermano che, qualora la madre esprima il desiderio di allattare e risulti avere le giuste caratteristiche cliniche, non debba essere ostacolata ma sostenuta, supportata e aiutata nella sua scelta.
In particolare raccomandano di incrementare i programmi di counselling e di educazione, di effettuare il test per l’HIV già in epoca preconcezionale, di fornire supporto intensivo a madre e neonato durante tutto il periodo dell’allattamento e di incoraggiare le madri ad effettuare la misurazione della carica virale plasmatica mensilmente e a tre, sei, dodici, diciotto mesi nel neonato. (18)(19)
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 12, Numero 3, anno 2018
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