La percezione acustico-linguistica
Non essendo dotato di tale sistema a doppia cavità, il neonato non è in grado di produrre tutta la gamma di suoni vocalici.
Un'altra differenza con l'anatomia dell'adulto consiste nel contatto tra l'epiglottide e il velo palatino in posizione di riposo; questo contatto crea una chiusura tra la cavità orale e quelle nasali, così, la cavità orale conduce direttamente all'esofago, mentre le cavità nasali conducono direttamente alla trachea. In termini di produzione di suoni linguistici, questo determina una limitazione alla produzione di suoni nasali, visto che l'aria fuoriesce sono dal naso. Tale situazione funzionale può essere sospesa durante il pianto e il grido.
La cavità orale del neonato è anche relativamente piatta in confronto a quella dell'adulto, dando così poco spazio al movimento articolatorio alla lingua, che nel neonato procede per lo più in senso antero-posteriore. Questa caratteristica limita la possibilità del bambino di sollevare la lingua e questo gli impedisce di produrre la varietà di vocali.
La produzione dei suoni del linguaggio nei primi mesi di vita del bambino, va quindi di pari passo con le modificazioni anatomiche del tratto vocale che si susseguono nel bambino fino ad arrivare alla conformazione adulta.
Oller (1980) individua cinque stadi di sviluppo della capacità di produzione di suoni linguistici nel bambino preverbale.
Stadio della fonazione (nascita-1 mese): i suoni linguistici sono prodotti raramente, si ritrovano invece nuclei quasi risonanti, QRN (quasi-resonant nuclei), prodotti con vibrazione laringea, ma che, a causa della vicinanza tra laringe e velo palatino, risuonano attraverso le cavità nasali. Il bambino vocalizza a bocca chiusa o semichiusa.
Stadio dei suoni gutturali (2-3 mesi): ai nuclei quasi risonanti si aggiungono suoni a costrizione posteriore.
Stadio di espansione (4-6 mesi): grazie all'abbassamento della laringe e alla separazione tra laringe e velo palatino,
il bambino può ora produrre nuclei pienamente risonanti (fully resonant nuclei), suoni orali di tipo vocalico somiglianti alla [a]; pernacchie (raspberries), ossia trilli bilabiali prodotti forzando l'aria attraverso le labbra che si aprono e si chiudono molto velocemente; gridolini (yells); strilli, prodotti con rapidi aumenti della frequenza fondamentale che può superare in certi casi i 1000 Hz e borbottii, prodotti invece diminuendo la frequenza fondamentale. Verso la fine dello stadio di espansione (6 mesi), il bambino inizio a produrre le lallazioni marginali (marginal babbling), alternando consonanti a nuclei risonanti completi, seppure con transizioni consonante-vocale molto più lente rispetto a quelle dell'adulto.
Stadio della lallazione canonica (canonical babbling) tra i 7 e i 10 mesi: caratterizzato dalla ripetizione della stessa sillaba in sequenza. In questo periodo la transizione consonante-vocale inizia ad acquistare le caratteristiche temporali della lingua adulta.
Stadio della lallazione variata (variegated babbling) tra i 10 e i 12 mesi: caratterizzato da lunghe sequenze di sillabe prodotte con la prosodia tipica della lingua d'origine.
Durante queste fasi di sviluppo, la sequenza sillabica predominante è rappresentata dalla successione CV (consonante-vocale) o CVCV; alla fine del primo anno di vita, il bambino è in grado di produrre anche sequenze di sillabe VC e CVC.
Oller fu il primo nel 1976 a sostenere l'ipotesi della continuità, e cioè che le prime parole abbiano le stesse caratteristiche fonetiche in termini di suoni e strutture sillabiche presenti nella lallazione. Molti studi successivi hanno confermato tale ipotesi. L'esercizio vocale risulta importante anche per i meccanismi di controllo in quanto, oltre a migliorare le capacità motorie, mette il bambino in condizione di ascoltare le proprie produzioni attivando un insieme di sistemi di controllo (Fry, 1996) e quindi un legame tra sensazioni uditive e impressioni tattili e cinestetiche che il bambino riceve dalle proprie produzioni.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 13, Numero 4, anno 2018
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