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Il pianto del neonato

Pianto del neonato e legame

Al giorno d’oggi gli adulti giovani si vedono costretti talvolta a faticare enormemente per trovare il proprio posto in un mondo del lavoro che diventa via via sempre più complesso. Non è più una cosa scontata che essi decidano di accogliere un figlio e di accompagnarlo, svolgendo la funzione di genitore.
Sempre più spesso i futuri genitori associano il pensiero di una vita insieme ad un neonato a definizioni perlopiù negative, quali interruzione di carriera, sovraccarico, perdita di libertà, a volte rischio povertà.
Spesso queste riflessioni inducono a rimandare a lungo il momento di diventare genitori, se non addirittura ad accantonare del tutto il progetto.
Se, ciò nonostante, decidono di vivere comunque questa esperienza, si trovano ad affrontare sfide e problemi dei quali solo raramente si parla prima della nascita del bambino. Cosa fare se sono assillato dagli attacchi violenti di pianto del piccolo? Come tenere a bada gli eventuali sentimenti ostili che possono nascere nei confronti di mio figlio? Come reagire se il piccolo non ricambia il mio sguardo o le mie carezze amorevoli? Come conciliare gli obiettivi lavorativi con gli impegni e le gioie dell’essere madre - padre?

Il linguaggio universale dei neonati

Viviamo in un mondo moderno, tecnologico e sempre più frenetico. A dispetto di questa evoluzione vertiginosa, la natura dei neonati è estremamente conservatrice. Essi non sono moderni e non lo saranno mai.
I bisogni primari dei neonati di oggi sono gli stessi di quelli dei nostri antenati dell’età della pietra. Ciò che vogliono - e che hanno sempre voluto - sono poche, semplici cose: essere al caldo, nutriti, guardati, tenuti in braccio e toccati. Vogliono genitori che li amino incondizionatamente e che li riconoscano per come sono.
Ciò di cui invece non hanno assolutamente bisogno per svilupparsi e per sopravvivere sono i design estetici, i vestiti ultrachic e le ultime scoperte tecnologiche nell’ambiente in cui vivono.
In sostanza quindi i neonati hanno bisogni modesti e attendibili, non sono soggetti a mode e trends del momento.
Per rendere felice un neonato è sufficiente un adulto centrato in se stesso, amorevole, disponibile e comprensivo.
In ogni parte del mondo i bambini, all’inizio della propria vita, parlano la stessa lingua, il linguaggio corporeo del neonato. Solo per mezzo di questo strumento, i genitori hanno accesso al mondo interiori dei piccoli.
Così, indipendentemente dalla nazionalità, cultura, religione e ceto sociale da cui provengono, tutti i genitori del mondo devono innanzitutto parlare questa prima lingua universale per poter comprendere i bisogni e il vissuto interiore del proprio neonato.

La conoscenza intuitiva dei genitori diminuisce

I risultati delle osservazioni degli ultimi decenni sono preoccupanti: i genitori che vivono nelle società moderne e supertecnologiche sembrano aver perso la chiave d’accesso al sapere insito nel profondo del corpo, quel sapere che è stato trasmesso per secoli e in tutta naturalezza, di generazione in generazione.
Sono sempre più numerosi i genitori che, in tutto il mondo, non riescono più ad attingere ai propri programmi intuitivi, che permetterebbero loro di decifrare e comprendere il linguaggio espressivo e corporeo dei neonati.
Sempre più spesso gli adulti hanno difficoltà nel compiere azioni estremamente ordinarie come ad esempio toccare amorevolmente il neonato, tenerlo alla giusta distanza, parlargli oppure calmarlo pazientemente.
Notiamo sempre più genitori in difficoltà nel parlare il linguaggio corporeo dei neonati, nel porsi delicatamente sulla lunghezza d’onda del bambino e nell’accompagnarlo con sensibilità.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 13, Numero 4, anno 2018
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