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Maternity Blues, le lacrime del latte

Diventare mamma è un’esperienza fortissima a livello emozionale, fisico e psichico.

Le donne durante la gravidanza, così come durante il travaglio, il parto ed il puerperio vivono importanti trasformazioni a livello corporeo, ormonale, psicologico con forti ripercussioni sull’auto-percezione individuale e sulla percezione del loro contributo all’interno della coppia.
Tutto questo è spesso accompagnato dalla ricerca di un nuovo equilibrio, da costruire assieme al nuovo ruolo genitoriale.
Pertanto, durante la gravidanza ed il post-partum, vengono attraversati dalle neomamme momenti delicati ed importanti a livello psicologico, altresì fondamentali per la costruzione dell’assetto materno (Brunton e Russel, 2008).
Queste trasformazioni e questi riadattamenti rendono le donne in tutto il periodo perinatale più vulnerabili da un punto di vista psichico, predisponendole a disturbi psicologici.

Un possibile ed importante epilogo di queste ristrutturazioni interiori, presente nel circa 15% delle puerpere italiane, è la Depressione Peri-partum.
La depressione legata all’avvenimento della nascita è stata distinta, da altre forme depressive, per la prima volta nel 1994 dall'American Psychiatric Association, nella 4a edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV).
Nel 2013, all’interno dell’ultima edizione del manuale (DSM-5), sono stati però modificati alcuni criteri caratteristici di tale affezione patologica, così che il periodo specifico di insorgenza, non è stato più specificatamente individuato dopo il parto (Depressione Post-Partum), ma altresì ampliato anche al periodo gravidico (Depressione Peri-partum) (American Psychiatric Association,2013).

Numerosi sono i fattori di rischio ad oggi individuati, che si ritiene possano portare una donna a sviluppare tale condizione patologica dell’umore, e che riguardano la storia personale della donna (familiarità con disturbi psichiatrici, l’aver già sofferto di disturbi psichici prima della gravidanza, ecc), così come la sua condizione socio-culturale (non avere una condizione lavorativa stabile, l’essere rimasta a casa dal lavoro per via della gravidanza in modo anticipato rispetto alla aspettative, ecc), la sua condizione fisico-clinica (comparsa di patologie materne e/o fetali gravidiche, tipologia di parto affrontata, ecc), e la sua situazione emotivo-affettiva durante la gravidanza e i primi mesi dopo il parto (avere un compagno stabile e vicino, avere una buona rete sociale e familiare di supporto).
Sembra esistere però anche un certo grado di associazione tra la depressione ed il tipico disturbo dell'umore peripartale, comunemente descritto come "Maternity Blues".
Il Maternity Blues, che colpisce fino all’80% delle neomamme, assomiglia, per sintomatologia, alla depressione nella sua fase iniziale ma, a differenza di questa, è considerato dalla letteratura come un fenomeno fisiologico e transitorio, determinato dalla brusca caduta dei livelli di estrogeni e progesterone, con un picco caratteristico tra i tre ed i cinque giorni dopo il parto e con una risoluzione generalmente spontanea, entro le prime 3 settimane di vita del bambino.
È bene specificare, però, che ad oggi le differenze sintomatiche tipiche ed i criteri di individuazione del Blues, non sono ancora stati del tutto esplicitati e stabiliti. (Henshaw et al., 2013). Sono del resto anche pochissimi gli studi a riguardo, che esaminando madri sane con gravidanze fisiologiche e a termine, e con parto spontaneo, siano riusciti ad esaminare la possibile correlazione tra Maternity Blues e rischio di Depressione, senza incorrere in innumerevoli problemi metodologici.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 13, Numero 4, anno 2018
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