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Maternity Blues, le lacrime del latte
Alcuni studi infatti hanno utilizzato relazioni retrospettive sul Maternity Blues (Buesching et al., 1986), altri hanno invece utilizzato strumenti per valutare il Blues postnatale che non sono stati poi però sistematicamente ed adeguatamente sviluppati e/o validati in altri lavori (Henshaw et al., 2013; Hapgood et al., 1988). Fino ad ora, tra l’altro, la maggior parte degli studi, si è concentrata solo sui sintomi affettivi negativi del Blues come la depressione, l’ansia ed il senso d’ angoscia.

Negli anni sono stati anche proposti diversi concetti di Maternity Blues: a proposito di questo Kennerley e Gath (1989) hanno sviluppato la Maternity Blues Scale (MBS) per valutare i sintomi dell'umore materno durante la prima settimana dopo il parto. La recente versione olandese del MBS di Kennerley e Gath (1989) ha portato ad una scala di 16 item con tre sottoscale: Affettività negativa (5 item), Affetività positiva (6 item) e Depressione (5 item). Gli affetti negativi e quelli positivi individuati tramite le sottoscale della MBS, sono stati utilizzati per definire un gruppo di sintomi legati al tono dell'umore, tipici per la loro dicotomica, ciclica e rapida apparizione. Inoltre, tutte e tre le sottoscale, quindi sia gli affetti negativi del MBS, sia gli affetti positivi che la depressione, sono stati correlati, trovando un legame statisticamente significativo, con l’Edinburgh Postnatal Depression Scale -EPDS- (Pop et al., 2015). Ciò è rilevante, considerando che l'EPDS è stato descritto per decenni come unidimensionale, così come le sue domande che dovrebbero indagare i diversi aspetti della depressione (Cox et al., 1987).
Inoltre, è chiaro dalla ricerca e dalla clinica, come la depressione non sia una patologia che si presenta in modo sempre e da subito evidente, seguendo una logica del “tutto o niente”, ma come anzi, la depressione peripartum rappresenti proprio l’estremo di un continuum di gravità di sintomi legati alla deflessione timica (Zanardo et al., 2017).
Così, recentemente, diversi autori hanno anche studiato la struttura dell'EPDS e scoperto come attraverso il test si possa misurare non solo la sintomatologia depressiva post-partum, ma anche altre dimensioni delle trasformazioni umorali peripartali. In alcuni studi, è stato identificato un fattore comprendente i primi due item ed è stato definito come "Anedonia" (Petrozzi & Gagliardi, 2013; Tuohy &McVey, 2008) mentre il fattore "Ansia", che di solito include gli item 3, 4 e 5 (Tuohy & McVey, 2008) sembra essere il più coerente ed utilizzato in letteratura.

Tenendo conto dell’importanza e dell’influenza che gli stati positivi, negativi e i sintomi depressivi hanno sulle puerpere nei primi giorni dopo il parto, e quindi anche sulla loro esperienza clinica, ospedaliera e di costruzione del proprio assetto materno, così come di contatto con il proprio neonato, il gruppo di ricerca Policlinico Abano Terme (Medicina Perinatale) ha utilizzato un modello di osservazione prospettico per valutare il reale effetto della Maternity Blues sulle percezioni e sensazioni materne. Lo studio ha incluso sia l'analisi di convalida della versione olandese a 16 item per la Maternity Blues Scale (MBS) per determinare la direzione e l'ampiezza dei sintomi, sia la possibile relazione esistente tra i sintomi individuati dalla scala MBS e la sintomatologia individuata invece dall'EPDS, inclusi quindi i tre fattori trovati in letteratura: Anedonia, Ansia, e Depressione. Lo studio ha incluso oltre 300 donne, tutte con gravidanze fisiologiche e a termine, afferenti presso il Policlinico un bimbo sano. I test sono stati somministrati a 48 ore dal parto. E’ stata quindi trovata una correlazione statisticamente significativa tra il punteggio globale EPDS superiore a 12 (cut-off internazionale considerato per il test) ed il punteggio Globale MBS significativamente più alto e precisamente valori significativamente più alti per quanto riguarda l'Affettività negativa ,così come gli Affetti positivi e la sottoscala della Depressione.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 13, Numero 4, anno 2018
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