La percezione acustico-linguistica
Le palpebre tendono a schiudersi nel corso del settimo mese. Le sensazioni visive dovrebbero quindi essere possibili e aumentare man mano che la gravidanza si avvia al termine, quando il grande assottigliamento della parete addominale materna rende la cavità uterina sempre meno buia riuscendo a far filtrare una luce rosea. Tuttavia l'esperienza visiva prima della nascita resta estremamente limitata, e in questa fase della vita, non interviene nella relazione madre-figlio. Dopo la nascita la vista diventerà parte integrante di questo legame, pur rimanendo un mezzo di comunicazione secondario, dato che prima della nascita, a differenza di quanto avviene per il gusto, l'olfatto e l'udito, non si stabilisce alcun punto di riferimento visivo. Inoltre, anche se la vista funziona già al momento della nascita, sembra che non intervenga nella strutturazione cerebrale come l'udito. Ciò potrebbe spiegare perché i ciechi dalla nascita sono persone molto meno infelici dei sordi dalla nascita, spesso depressi e chiusi in se stessi.
La percezione acustica fetale
Pur con alcune discordanze tra i diversi autori nel datare l'inizio della percezione acustica del feto, esiste un sufficiente accordo tra la 24a e la 28a settimana di gestazione. Hepper e Shahidullah (1994) hanno condotto uno studio su 450 feti dalla 19a alla 35a settimana di gestazione, sottoposti ad intervalli bisettimanali a stimolazioni acustiche di 100 Hz, 250 Hz, 500 Hz, 1000 Hz e 3000 Hz, prodotte da un altoparlante posto sull'addome delle madri. Dalle osservazioni effettuate è emerso che il feto risponde in un primo tempo al suono trasmesso con una frequenza di 500 Hz, e questo è possibile già dalla 19a settimana, anche se la risposta dalla totalità del campione (N. 50) viene registrata alla 27a settimana. In seguito, il feto è in grado di rispondere a suoni di frequenza inferiore (100 Hz – 250 Hz) ed infine ai suoni con frequenze più alte: alla 33a settimana la totalità dei feti è in grado di percepire suoni con frequenza di 1000 Hz e alla 35a settimana quelli a 3000 Hz.
Con il progredire della gravidanza, inoltre, il feto diviene più sensibile e la soglia minima di intensità richiesta alla 35a settimana per l'udibilità di un suono risulta inferiore di 20/30 Db all'intensità necessaria alle prime percezioni del feto.
Tale decremento (20 Db) è osservabile anche nei bambini nati pretermine dalla 28a alla 34a settimana.
Tali variazione nella percezione acustica fetale sono sostenuti da una parallela maturazione neurobiologica, del sistema uditivo, della coclea, delle cellule ciliate e, probabilmente, anche da una maggiore efficienza delle sinapsi e delle vie acustiche (Manfredi-Imbasciati).
Le caratteristiche acustiche del feto sembrano essere funzionali all'ascolto della voce umana, compresa per l'appunto tra i 90 e i 2000 Hz.
La possibilità di ascoltare il linguaggio, inoltre, ed in particolar modo il linguaggio materno, molto probabilmente contribuisce al riconoscimento della madre e all'attaccamento nel periodo neonatale. Questo sarebbe facilitato anche dal fatto che la voce materna emerge dal rumore di fondo (costituito da rumori vascolari, il battito cardiaco materno, i suoni provenienti dalla placenta, i borgoritmi intestinali) con un'intensità pari a 24 Db, a differenza delle voci provenienti dall'esterno che si stima emergano dal rumore di fondo con un'intensità stimabile intorno ai 12 Db.
In uno studio di Sequi-Canet et al. (1992) emerge che stimolando i neonati pretermine con voce materna, si ottiene un significativo aumento ponderale, una riduzione della degenza ospedaliera, un incremento dell'attività motoria spontanea, della suzione ed un aumentato interesse per il volto umano.
Secondo Previc (1991), la posizione abituale della maggioranza dei feti (circa
75%) normalmente rivolti con l'orecchio destro verso la parete uterina, potrebbe
supportare la specializzazione emisferica sinistra per il linguaggio.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 13, Numero 4, anno 2018
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