La gestione del bambino con disturbi del modello del sonno

Il termine sonno deriva dal latino “sòmnus” e sta ad indicare il completo assopimento dei sensi o la cessazione momentanea dell’attività della vita animale.
Il sonno può essere identificato come il periodo di riposo dell’organismo. È una funzione biologica basilare come alimentarsi e respirare.
Generalmente si ripete periodicamente ed è caratterizzato da uno stato d’incoscienza dell’organismo che non è in attività e che rallenta le funzioni metaboliche.
Altri cambiamenti fisici che si verificano durante il sonno sono: il rallentamento dei battiti cardiaci e del ritmo respiratorio, il calo della pressione sanguigna e la riduzione del tono muscolare.
Le più grandi differenze tra il sistema nervoso adulto e quello di un neonato sono: la presenza di un numero proporzionalmente maggiore di neuroni e sinapsi, che sarà oggetto di un progressivo rimaneggiamento durante lo sviluppo; la pre-minente maturità della corteccia somatosensoriale rispetto alle altre aree corticali; il volume e le dimensioni che sono circa 1/4 rispetto al cervello dell’adulto.
Nell’arco dei primi tre anni di vita il bambino triplicherà questi valori, per completare la sua maturazione attorno al 21mo anno di vita.
Alla nascita il neonato presenta abilità e comportamenti dati dallo stadio di sviluppo raggiunto che gli permettono di nutrirsi, alternare sonno e veglia, e avere delle percezioni rispetto all’ambiente che lo circonda, allontanandosi da stimoli nocivi.
Con la crescita il sistema nervoso del bambino progredirà verso una progressiva mielinizzazione delle fibre nervose, che aumenta la velocità di trasmissione dei messaggi elettrochimici, e che si accompagna alla proliferazione di contatti sinaptici cortico-corticali, cioè quelle vie nervose di comunicazione che promuovono l’integrazione di tutte le aree della corteccia.
Inoltre dai tre mesi di vita inizia il controllo della melatonina, che raggiunge un plateau attorno ai 5 anni.

Nel neonato, si possono distinguere due principali tipologie di sonno:

Sonno tranquillo: corrisponde alle fasi non-REM ed è caratterizzato da occhi chiusi, respiri profondi e regolari e assenza di movimenti degli occhi e del corpo e quindi immobilità con rarissimi sussulti, qualche volta è presente un’attività di suzione delle labbra e raramente qualche tremore, soprattutto se si cambia di posizione.
Sonno attivo: corrisponde al sonno REM e costituisce circa il 50% del suo sonno totale e si manifesta con movimenti degli occhi osservabili attraverso le ciglia chiuse, talvolta dorme persino a occhi aperti ed ogni tanto presenta sussulti. Inoltre caratteristica del sonno REM è un’elevata attività motoria, con piccoli guizzi del viso, piccoli movimenti degli arti o delle dita, sorrisi, attività di suzione e di masticazione. La respirazione è irregolare.

L'attività mentale tipica dello stato di sonno si può notare già dalla vita intrauterina: sin dal sesto-settimo mese di età gestazionale è possibile registrare il sonno REM, poiché è proprio questo il periodo in cui il neonato sogna per quasi tutto il suo periodo di sonno, infatti, il sonno non-REM compare soltanto verso la fine del settimo e l’inizio dell’ottavo mese di gestazione.
Nei prematuri, a volte, si possono registrare periodi di attività di transizione o indeterminata, ossia periodi di attività cerebrale intermedia tra lo stato di sonno REM e non-REM.
Il sonno REM, così prolungato e abbondante nel neonato e ancor più nel prematuro, sembra avere una funzione molto importante: nel sonno REM, infatti, i centri cerebrali alti, situati nella corteccia cerebrale e destinati alla formulazione del pensiero e alle attività più complesse della mente, ricevono stimolazioni provenienti dai centri più profondi, appartenenti al cervello più primitivo, quella parte del cervello che abbiamo in comune con esseri meno evoluti come rettili e uccelli.

Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 15, Numero 2, anno 2019