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La gestione del bambino con disturbi del modello del sonno
Uno dei principali compiti adattivi dell’infante è quello di stabilire un modello di sonno-veglia compatibile con l’ambiente.
Nel primo mese di vita un lattante dorme in media 16-17 ore al giorno. Pian piano riduce il suo sonno di circa un ora al mese durante il primo anno raggiungendo le 13 ore stabili fino al secondo anno e riducendo così, sempre di più, il sonno diurno a favore di quello notturno.
A 3 mesi il numero di periodi di sonno continua ad oscillare da quattro a cinque nelle 24 ore. La media totale di ore di sonno risulterà di circa 14-15 ore, ma ovviamente varia da bambino a bambino. Molti infanti a 3 mesi dormono la notte, ma continuano ad essere frequenti i risvegli notturni nella seconda metà del primo anno.
Dopo il terzo mese, le caratteristiche del sonno iniziano a differenziarsi tra il sonno diurno e il sonno notturno.
Dopo le ore 20:00 il sonno si organizza con le classiche caratteristiche mentre i sonnellini diurni sono più brevi ed il sonno si presenta meno strutturato. Vi è un momento nella giornata (di solito il pomeriggio tardi) in cui resta sveglio più a lungo.
A sei mesi si passa da un alternanza di cicli sonno-veglia di circa 3-4 ore sia di giorno che di notte, ad un sonno prevalentemente notturno di 4-6 ore, al quale si aggiungono almeno due sonnellini diurni approssimativamente di due ore.
A un anno di età, i riposini, di solito, sono ormai ridotti ad uno o massimo due al giorno. Il periodo che va tra il primo ed il secondo anno è molto delicato, in quanto far addormentare il bambino diventa un problema comune.
Si possono verificare, inoltre, frequenti risvegli e occasionali incubi notturni. Il tempo totale di sonno scende da una media di 13-14 ore a due anni, a 12 ore alla fine del quinto anno, soprattutto a causa dell’eliminazione del riposino pomeridiano.
Il sonno REM scende ad una percentuale di circa il 30%, anche se resta più alto rispetto agli adulti.
Sebbene gli orari del sonno, quando il bambino ha due o tre anni, diventino sempre più simili a quelli dell’adulto, il piccolo continuerà ad avere bisogno di un sonnellino in un momento qualunque della giornata, per recuperare l’enorme quantità di energia impiegata per la crescita e il gioco.

I disturbi del sonno nei neonati e nei bambini sono molto frequenti.

Il sonno in queste fasi evolutive ha uno sviluppo variabile a seconda del bambino, nella valutazione dei disturbi del sonno, quindi, è opportuno tener sempre presenti le variazioni fisiologiche legate all’età e la maturazione del ritmo sonno-veglia.
Alcuni studi condotti in Germania rivelano che il 21% dei lattanti di cinque mesi e dei bambini di venti mesi presenta difficoltà a dormire ininterrottamente durante la notte, mentre all’età di 5 anni il 13% dei bambini può svegliarsi alcune volte durante la notte.
All’età di quattro anni e mezzo il 12% dei bambini dorme ancora nel letto con i genitori. Nel 14% dei casi i genitori riportano episodi di sonnambulismo e attacchi di pavor nocturnus.

I disturbi del sonno spesso possono derivare da problemi del sonno presenti già dai primissimi mesi di vita, oppure compaiono in presenza di un evento scatenante, quale: un trasloco, la nascita di un fratellino, l’inserimento a scuola, un periodo di malattia, conflitti con i coetanei o esperienze di separazione.
Una variabile da non sottovalutare, inoltre, è lo stress familiare. È importante sapere che tali disturbi solitamente non scompaiono con l’eliminazione o la riduzione della causa, ma richiedono misure specifiche.

I disturbi del sonno sono differenziati in due diverse categorie: i disturbi primitivi e i disturbi secondari.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 15, Numero 2, anno 2019
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