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La gestione del bambino con disturbi del modello del sonno
I disturbi primitivi del sonno si classificano in dissonnie, ipersonnie e parasonnie.

Dissonnie: esprimono le difficoltà di addormentamento nonché il mantenimento del sonno pertanto essendo frequenti i risvegli notturni la quantità complessiva delle ore di sonno si riduce. I problemi di addormentamento riguardano soprattutto le modalità e la durata del sonno: normalmente il bambino, messo nel suo lettino ad orario regolare, dovrebbe impiegare circa 10-15 minuti per addormentarsi da solo.
In Italia circa il 60% dei bambini ha bisogno di un addormentamento facilitato, ossia ha bisogno di addormentarsi con un genitore. neonati ipereccitabili e iperattivi, tendono a dormire poco e a piangere spesso pertanto saranno dei cattivi dormitori anche nel secondo anno di vita e spesso addirittura per il resto della vita. Tra le dissonnie annoveriamo:
- l’insonnia, che indica un deficit quantitativo e qualitativo di sonno;
- la narcolessia, caratterizzata da un’eccessiva sonnolenza diurna e da cataplessia che si evidenzia in presenza di emozioni, riso, imbarazzo, collera con perdita di forze fino all’impossibilità di mantenere la stazione eretta;
- le allucinazioni ipnagogiche (sogni ad occhi aperti) e le paralisi del sonno che si verificano subito prima di addormentarsi o subito dopo il risveglio;
- Dissonnie derivanti da patologie respiratorie come le apnee notturne.

Le dissonnie in assoluto più frequenti nel bambino sono le insonnie.
Attualmente l’insonnia colpisce circa un bambino su tre.

Ipersonnie: sono stati morbosi caratterizzati da un’eccessiva presenza di sonno.
Molte volte le ipersonnie possono nascondere quadri patologici importanti come encefaliti e patologie cerebrali.

Parasonnie: si manifestano soprattutto nei bambini tra i 3 e i 10 anni e rappresentano un gruppo di disturbi in cui sono presenti comportamenti anomali o eventi fisiologici che avvengono durante il sonno. Gli incubi notturni, sono sogni spaventosi che risvegliano il bambino dal sonno. Si ritiene che gli incubi si manifestino dal secondo anno di vita, perché è da quell’età che vengono raccontati, anche se potrebbero manifestarsi anche prima, giacché il sonno REM rappresenta uno stadio importantissimo per il sonno dei piccolissimi.
Circa un terzo dei bambini sotto i due anni soffre di difficoltà di addormentamento e di risvegli notturni troppo frequenti. A favorire questi ultimi ci sono quasi sempre delle abitudini e dei comportamenti errati dei genitori.

Innanzitutto è importante sapere che un allattamento prolungato al seno tende a far conservare ai bambini comportamenti legati al sonno, simili a quelli del bambino più piccolo. In questo caso però non si tratta di un errore del genitore, poiché, dal momento che l’allattamento prolungato al seno è più sostenuto ma è comunque utile essere consapevoli che può presentarsi questo inconveniente quando l’allattamento al seno viene prolungato oltre i sei mesi. Un’abitudine del tutto errata è quella di dare ad un bambino già svezzato il biberon di latte o qualsiasi altro liquido dolce o qualsiasi altro alimento per consolarlo quando si sveglia durante la notte.

Un ulteriore motivo di risvegli notturni frequenti, anche dopo l'età in cui essi sono fisiologici, può essere l'abitudine di fare dormire il bambino nel lettone (anche se, di solito, l'abitudine nasce proprio dai risvegli frequenti che sembrano attenuarsi nel lettone).
In molti Paesi è diffusa l’abitudine di dormire con il neonato nel proprio letto.
Questa pratica, nota con il nome di co-sleeping o bedsharing è in alcuni casi protratta fino al secondo anno di vita.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 15, Numero 2, anno 2019
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