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La gestione del bambino con disturbi del modello del sonno
In realtà i dati provenienti dalla letteratura sono discordanti circa questo tipo di abitudine, in quanto secondo alcuni studi essa comporta determinati vantaggi.
Altre ricerche invece hanno considerato quest’abitudine dannosa e pericolosa, a meno che non si attuino determinate linee guida.
I sostenitori del co-sleeping asseriscono che esso è molto positivo in quanto assicura una maggiore nutrizione del bambino (allattamento al seno), meno risvegli, e quindi anche un aumento della produzione dell’ormone della crescita, che viene secreto durante il sonno. Questa pratica facilita l’addormentamento del bambino ed è considerata benefica in quanto favorisce l’allattamento al seno e cementa la relazione madre bambino,soprattutto nelle situazioni in cui le madri sono costrette a trascorrere gran parte della giornata fuori casa per lavorare.
Sembrerebbero, infine, essere stati rilevati dei vantaggi relativamente ai parametri fisiologici di alcuni bambini che praticano il bedsharing, come la temperatura corporea o il battito cardiaco.

Altri studi invece sembrano aver evidenziato che questa pratica comporta un maggiore rischio di SIDS. In questo caso la morte non avverrebbe nella culla, ma sarebbe direttamente provocata dal soffocamento/strangolamento o dallo schiacciamento del bambino.
E’ pertanto necessario ricordare che sussistono precauzioni da prendere: anzitutto è necessario evitare dormire su materassi ad acqua o divani, con cuscini, materiali di plastica, animali di pelouche.  
E’ inoltre sconsigliabile praticare il co-sleeping se uno dei membri della coppia è obeso, se fuma nella stanza, o se ha assunto sostanze psicotrope/ stupefacenti o medicinali che inducono sonnolenza o anche se si è molto stanchi.
Per ridurre il rischio SIDS inoltre è necessario far addormentare il bambino di schiena e non coprirgli la testa mentre dorme, né lasciarlo da solo nel letto di un adulto.

Alcuni studiosi invece hanno evidenziato che il co-sleeping, soprattutto se protratto nel corso del tempo, ha effetti a lungo termine negativi: questi bambini, infatti, svilupperebbero successivamente disturbi del sonno perché non imparano mai ad auto-regolare il proprio stato.
Dormire da soli quindi potrebbe rappresentare un problema per questi bambini, i quali, a causa di insonnia e risvegli molto frequenti, rischiano di protrarre la loro permanenza nel lettone molto più a lungo del previsto, con immaginabili conseguenze anche per ciò che concerne il rapporto di coppia.

Soffrire di disturbi del sonno inoltre rappresenta un consistente fattore di rischio di sviluppare disturbi psichiatrici in età successive.
Vi sono poi motivi organici veri e propri che possono disturbare il sonno dei bambini, ed essi vanno diagnosticati con cura: comunemente sono le coliche gassose, le otiti medie catarrali, le infezioni delle vie urinarie, le allergie o le intolleranze alimentari, oppure i casi più rari, ma da non dimenticare, d’ipertensione arteriosa o d’infezione delle vie urinarie, alcune malattie croniche, problemi di stress come può essere un’ospedalizzazione o un cambiamento importante nella vita del bambino e patologie cerebrali varie che comunque danno solitamente ben altri sintomi oltre all'insonnia.
Da specificare che l’impatto della ospedalizzazione sul ritmo sonno-veglia è minimo sul sonno dei neonati e dei lattanti e maggiore su quello dei bambini più grandi.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 15, Numero 2, anno 2019
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